venerdì 12 ottobre 2012

Di mukke, ragazzini e di antichi sogni controsole...

La vita è come un germoglio di un ciliegio in fiore, naturalmente perfetta, ma solo per una primavera
Dajiro Kato, #74, 20 aprile 2003(*)

R80GS, foto da advrider.com (qui)
Sono ancora giovane. L’ho capito quando ho ricominciato a sognare, a rifare progetti di viaggio. Destinazione: ignota. Quando: non so.
L’ho capito quando ho cominciato a pensare che forse è venuto il momento di fare una scelta coraggiosa e decidermi a vendere la mukka, la fida compagna di avventure che tengo al calduccio in garage, e realizzare uno dei tanti sogni di ragazzino per sfidare la tundra sovietica fino alla Cina, passando per l’India e arrivare in Nuova Zelanda. 
Long way around. 
Comprare un GS80.
Il sogno puoi realizzarlo solo con il suo cuore meccanico antico, con un carburatore che succhia benzina a gargarozzo fregandosene di additivi e ottani.
Del tipo che se ci fai la pisciatina dopo una sbronza riparti e arrivi da qualche parte.
Del tipo che se ti si incrosta la candela devi solo spazzolarla con l'unica spazzola che ancora potrei portarmi dietro: quella coi fili d'acciaio.
Del tipo che se al mattino non tiene il minimo, basta tirare l’aria.
Tirare l’aria? E che vuol dire?
Ce li vedo i pischelli di oggi...
Vuol dire choke! Vuol dire il contrario di quello che sembra. Spruzzo più benzina nella miscela che il carburante forma con l’aria. La ingrasso. Però parte e se la batteria va giù, cazzo, trovo una discesa o mi faccio spingere.
E poi regolo le molle a mano e posso accendere i fari quando voglio…
No.
Li posso spegnere, quando voglio.
Che bello il potere di spegnere i fari.
Controsole, spunto i tratti su una cartina senza il GPS che rompa i coglioni, riscopro il gusto di trovare un albergo scorrendo le strade su una mappa di carta.
Al rifornimento il rumore metallico del bocchettone che striscia sull’acciaio del serbatoio è come la campanella di scuola.
È un rumore antico, come antico è il sogno di quella vecchia boxerona sgraziata, che alla Dakar metteva tutti in fila dietro di sé. Antico è il rumore che faceva all’innesto della seconda, quando il cardano alzava il monolever centrale spingendo in alto anche la sella e chi c’era sopra, proprio come il toro meccanico gummi-kuh, che alla progenie di mukke ha dato il soprannome.
Insomma, tutto questo e poi...


E poi arriva lei...

(*) E' il post n. 74 e lo dedico a lui. La frase gli uscì di bocca poco prima della partenza della sua ultima gara.

Copyright © Lorenzo Borselli tutti i diritti riservati

3 commenti:

  1. "Camminano insieme e nemmeno la bellezza del Lungarno distrae il Mascetti dal suo arduo compito. Elenca a Titti i motivi per cui la loro storia è finita, a cominciare dalla differenza di età, per quanto -osserva- non è poi un problema che lui abbia più di cinquant'anni e la Titti meno di venti. La Titti lo ascolta compunta senza dire nulla, è difficile trovare le parole in tali contingenze.
    Nel momento dell'addio, davanti a casa sua, la Titti si volta a dice al Mascetti, pressapoco: ci vediamo domani alla solita ora. E il Mascetti risponde: no, un'ora dopo, prima ho un impegno." ...Seba...

    RispondiElimina

Dì pure quello che vuoi. Pensa, quello che vuoi. Solo, non essere offensivo...