venerdì 26 agosto 2016

Marocco 2016, e quattro! L'atlante è nostro. Marrakech!


"Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi."

Walter Bonatti

Il passo di N'Tamatert, 2.302 metri. Atlante.
Avevo cominciato da qui. Il giallo ocra di questa terra cozza, letteralmente, col blu del cielo, più terso che altrove. Sarà per i 2.302 metri d'altezza sul livello del mare, sarà per la testa ancora persa negli odori della vicina Marrakech. Sarà per l'incredibile viaggio che Ciocio, il giorno prima (siamo al 27 aprile) ci aveva preparato, ricamando sulla carta, come solo mia nonna sapeva fare sul lino, un itinerario irripetibile.

martedì 23 agosto 2016

Marocco 2016, parte terza: Tinghir, il canyon di Todra, le gole di Dades e via, verso Zagora

Tutti gli uomini sognano: ma non allo stesso modo. Coloro che sognano di notte, nei recessi polverosi delle loro menti, si svegliano di giorno per scoprire la vanità di quelle immagini: ma coloro i quali sognano di giorno sono uomini pericolosi, perché possono mettere in pratica i loro sogni a occhi aperti, per renderli possibili.”

Thomas Edward Lawrence, Lawrence d'Arabia 

Porta monumentale di Rissani. Torniamo indietro
Eravamo rimasti al 25 aprile 2016, lunedì. Il terzo giorno di viaggio inizia con me e Angela in puntuale ritardo. Sono già sudato fradicio quando varco la porta del grande bivacco nel deserto (a cinque stelle) che ci ha ospitati e scopriamo che sono già tutti partiti. Ci sono solo Paolo, Enrico e Gabriella, già in moto. Facciamo una manciata di chilometri e alle porte di Erfoud ecco la grana: a un tratto Angela salta sulla sella e comincia a sbattermi il casco coi pugni. Mi fermo e lei salta giù come una ginnasta, si tira giù i pantaloni (siamo nell'islamico Sahara…): una specie di calabrone gigante ha tentato di accoppiarsi con la sua coscia bucando, col suo gigantesco pungiglione, la stoffa dei jeans da moto. Panico.

sabato 20 agosto 2016

Marocco 2016: parte seconda. Da Fes a Merzouga. Medio e Alto Atlante fino all'Erg

"...I've been through the desert on a horse with no name
It felt good to be out of the rain
In the desert you can remember your name
Cause there ain't no one for to give you no pain..."

America - "A horse with no name"  -  1971

Fes: le concerie. © Elena Biondi & Luigi Tabellini
Una cosa è viaggiare di giorno, altra è percorrere le strade di una città marocchina nel cuore della notte. Io e Ciocio cerchiamo di far passare le ore, in attesa del volo Royal Air Maroc che da Casablanca porta Angela da me. Non c'è alcuna possibilità di confonderci tra la gente del posto: i tasselloni del Cherokee scrocchiano sull'asfalto lucido della città, mentre i semafori lampeggiano e quasi non c'è bisogno del clacson. Ci guardano e, semplicemente, ci ignorano.  

mercoledì 17 agosto 2016

Marocco 2016, parte prima. "Il perché dell'Africa" (الماضيتان عام 2016، من جانب واحد الوجاهة. ايل بيرش دي أفريقيا)

Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio.

- Antoine De Saint-Exupéry -

Mukke e Guzzi: transumanza sulle strade di Rissani, oasi dell'Erg nella provincia di al-Rashidiyya  
Metto in folle lungo la discesa che da Imlil scende fino a Asni (أسني). C'è una pendenza decisa, non estrema e così la moto scende placida, in armonia con l'educazione della gente che ci osserva e che ricambia la cortesia con un cenno di saluto. Siamo al centro del Marocco, a due passi dalla piana di Marrakech, perennemente spazzata dal vento che accelera sulle pendici dell'Atlante, dove siamo adesso, e che spinge al cielo quella sabbia che poi ci ritroviamo in Europa, mista alle pioggerelline di Scirocco che tinge le nostre nevi di giallo.