mercoledì 31 ottobre 2012

Never look back

"Donna fedifraga e baccanale, ti credevo madre dei Gracchi e ti scopro Messalina"
Giorgio Giachetti, La Cà, Estate 1900 e qualcosa.

La piana di Prato dalla SP30 (Pistoia-Riola). La scritta dà il senso a tutta una giornata
Ci sono gli Gnomi, nel bosco di Pian d'Ivo. Te ne accorgi se la neve è appena caduta e le scarpe grosse, con le ghette, sprofondano come fa il coltello rovente nel burro del mattino, appena tirato fuori dal frigo per finire sul pane tostato prima della marmellata.
Gli gnomi sono appostati ovunque: credo abitino nella valle di Rio Ri, più lontano rispetto ai boschi abitati dall'Omarin Salvadgo, nei pressi della Budiara. Salgono sugli alberi e ti prendono a pallate: hanno una mira eccezionale e quasi a ogni passo la neve marcia tutta appallottolata colpisce la nuca e poi sprofonda nel collo.
L'unica è ignorarli, far finta di nulla e camminare senza scivolare troppo, perché quei mattacchioni hanno minato la strada con lastre di ghiaccio insidiosissime e le caviglie saltano una dietro l'altra. Per fortuna che ne ho solo due.
C'è un'aria incredibile all'inizio del sentiero 323: il silenzio della natura è il suo grido. Fa freddo, ma c'è talmente tanta umidità che il naso si riempie del profumo della terra bagnata e di moccio.
E il cielo... 
Il cielo sembra un caos di cobalto e nuvole, che sfrecciano veloci come se le questioni terrene non le riguardassero (e così è...). E' la prima neve anche per loro, a questa latitudine, e forse non hanno tutta questa voglia di scaricarne altra.
Rio Ri
Avrei dovuto portare le ciaspole o forse, addirittura, gli sci con le pelli, perché se a mille metri ci sono venti centimetri di fresca, in alto potrei anche aprire anzitempo la stagione e la voglia non manca mai. Comunque, il silenzio che assorda s'impadronisce dei miei pensieri e inizio la lenta salita. E' un cammino lento perché su questa strada ti senti osservato a ogni passo. Gnomi? Non credo. Sembra che ci sia l'anima della montagna che ti segue, che ti coccola a volte con la vista di una poiana a volo raso, altre ancora con l'apparizione fugace di un muflone o di una volpe. Se sei fortunato ti imbatti nell'impronta di un lupo o in un raggio di sole che fende la chioma rossa delle querce, dei carpini neri, degli aceri e, più in alto, dei bellissimi faggi.



In genere questo è il giro della bici, ma una giornata come questa non puoi pedalarla. Ci devi passeggiare piano, lentamente, e fare il rewind del tempo che questa camminata ha scandito nella tua vita. Nella mia, cioè.
Proprio in questa curva persi il nonno Renzo. Che anno sarà stato? L'ottantatré? L'ottantacinque?
Lui aveva il suo paniere e camminava scansando gli arbusti più alti alla ricerca di qualcosa, non ricordo cosa. Lo perdemmo, o non si fece trovare per un po', ma nonostante gridassi a squarciagola lui era lì, a due passi nel bosco, a raccattare fragole (o erano lamponi?) imprecando per tutto il baccano associato al suo nome, risolvendo tutto con una emmesse morbida.


La via dei Signori mi riporta anche a un'immagine dei primi anni novanta, forse il '94. Ci camminavo in salita con Massimo, amico sparito nel nulla (ma sempre amico), indossando la giacca mimetica fuori ordinanza. Andammo fino al rifugio dei Bagnadori, dove il gruppo ci aspettava con carne, vino e qualcos'altro. Che compagnia che era quella... E mentre cerco di ricordare il perché di tutte quelle gran risate che ci facevamo al caldo dei falò, la neve smossa sotto la suola dello scarpone rivela il fango della strada.


Nessuna abiezione morale o disonore, nel fango. 
Un altro ricordo, semmai. Anzi: pensiero stupendo... 
Scarpe grosse, giacca termica, forse lo zaino e una primavera che non doveva arrivare.
Arrivò invece l'immagine della Nuda, dietro la curva di abeti che poi scende a Pian d'Ivo. La brughiera di mirtilli aveva già preso qualche fiammata di verde ma in mezzo era ancora marrone e più in mezzo scarlatta e poi il bianco di un nevaio ancora sciabile, ad averci avuto il coraggio di salire fin lassù. 
Che giornata...


Appare la Nuda e, assieme a lei, il cartello dei Balzi del Fabuino. Il 22 febbraio 1994 stavo salendo ad allenarmi. Ero in macchina con il babbo e passammo vicini alla Tipo bianca di Stefano Farina, il nostro silenzioso e burbero vicino di casa. Ricordo bene la sua posa, mentre metteva le pelli agli sci, nella piazzola di Madonna dell'Acero. Salì da solo e non tornò più. 


Gli Gnomi ascoltano i miei pensieri e smettono di ruzzare. Si preparano a un'altra mandata di neve, mentre comincio a scendere verso Madonna dell'Acero e arrivo alle creazioni un po' bislacche di un artista ignoto (a me). 
Gli ultimi passi di questa camminata tornano a Giorgio, alle sue sigarettine sottili, agli occhioni buoni che le lenti ingigantivano e alla sua mano forte che mi prendeva il polso quando doveva raccontare, consigliare, brontolare.
Vieni 'hì, te ne diho una. Allora, c'era un conte 'he andava 'ngiro coi 'sù fattore...
Bella quella. E chi se la scorda?
Impossibile. Ma lui non torna più, non torna nessuno. 
Come dice quell'adesivo che scopro per caso, un paio d'ore più tardi: mai guardare indietro.
Never look back...

Copyright © Lorenzo Borselli tutti i diritti riservati


"Non c'è strada troppo lunga per chi cammina lentamente e senza fretta; non ci sono mete troppo lontane per chi si prepara ad esse con la pazienza." Jean de La Bruyère, I caratteri, 1688


9 commenti:

  1. Te lo scrivo......evidentemente avevo sbagliato, il mio commento è questo: Ti voglio tanto bene Lorenzo!!!!!!

    RispondiElimina
  2. Lorenzo, vediamo ora se mi riesce riscrive e pubblicare il mio commento accidenti......prima ho sbagliato:
    TI VOGLIO TANTO BENE!!!!!!!

    RispondiElimina
  3. Dio, Lore, mi confermi che sei un poeta...
    e mi confermi che la neve e la montagna sono poesia pura, che sboccia nel cuore di chi la pesta e ne calpesta i sentieri, amando e nn violandocome spesso fa chi pesta e calpesta...
    volevo esser lì con gli gnomi, perchè pensar alla neve sfrontata di ottobre nel ns appennino mi fa ancora più emozionare di quella che ho pestato a bassa quota anche nelle amate Alpi, sempre domenica..
    Un improvviso inverno ovunque, scandito dal passaggio dolce e morbido (solo il giorno prima) nel bosco d'autunno che ha i colori della coperta della nonna, il giallo senape e verde scuro del plaid in cui mi addormentavo da piccola....

    RispondiElimina
  4. Si Barbara. É stata una nevicata sfrontatissima, solo come in Appennino può accadere...

    RispondiElimina
  5. Un forte abbraccio e grazie per il tuo pensiero sul nostro grande Giorgio(Socrate....)

    non conosco questa Lucilla che ti vuole tanto bene e credo sia meglio non indagare....

    penso che dovresti cercarti un editore, sei davvero bravo a scrivere !( sembra di leggere Erri De Luca...)

    RispondiElimina
  6. non conosci Lucilla? posso sempre fartela conoscere!

    RispondiElimina
  7. Non si torna indietro mai.
    E se le cose accadono c'è sempre una ragione
    inespiegabile.
    R.

    RispondiElimina
  8. “Do not look back. And do not dream about the future, either. It will neither give you back the past, nor satisfy your other daydreams. Your duty, your reward—your destiny—are here and now.”
    Dag Hammarskjold

    RispondiElimina

Dì pure quello che vuoi. Pensa, quello che vuoi. Solo, non essere offensivo...