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martedì 23 agosto 2016

Marocco 2016, parte terza: Tinghir, il canyon di Todra, le gole di Dades e via, verso Zagora

Tutti gli uomini sognano: ma non allo stesso modo. Coloro che sognano di notte, nei recessi polverosi delle loro menti, si svegliano di giorno per scoprire la vanità di quelle immagini: ma coloro i quali sognano di giorno sono uomini pericolosi, perché possono mettere in pratica i loro sogni a occhi aperti, per renderli possibili.”

Thomas Edward Lawrence, Lawrence d'Arabia 

Porta monumentale di Rissani. Torniamo indietro
Eravamo rimasti al 25 aprile 2016, lunedì. Il terzo giorno di viaggio inizia con me e Angela in puntuale ritardo. Sono già sudato fradicio quando varco la porta del grande bivacco nel deserto (a cinque stelle) che ci ha ospitati e scopriamo che sono già tutti partiti. Ci sono solo Paolo, Enrico e Gabriella, già in moto. Facciamo una manciata di chilometri e alle porte di Erfoud ecco la grana: a un tratto Angela salta sulla sella e comincia a sbattermi il casco coi pugni. Mi fermo e lei salta giù come una ginnasta, si tira giù i pantaloni (siamo nell'islamico Sahara…): una specie di calabrone gigante ha tentato di accoppiarsi con la sua coscia bucando, col suo gigantesco pungiglione, la stoffa dei jeans da moto. Panico.