venerdì 2 maggio 2014

Monti Sibillini, parte prima

«Così la neve al sol si disigilla, così al vento ne le foglie levi si perdea la sentenza di Sibilla.»
(Dante, Paradiso XXXIII, 64-66)


L'inverno... L'inverno dura troppo poco. Quello della neve dico; l'inverno normale porta freddo da novembre ad aprile, sporca le strade, le spacca col gelo e la bagna con la pioggia. Puoi approfittare di qualche ora di sole, ma l'asfalto non tiene e alle quattro del pomeriggio arriva il buio. Poi, arriva la primavera e...
E allora parti. Per dove? Non importa... Oggi andiamo in là, verso sud-est, con l'idea di scivolare lungo l'Adriatico verso le Puglie, magari per un bagno d'avvio stagione o per visitare Lecce, un paio di trulli e quello che la via ci propone. Così, quando usciamo dal garage, abbiamo nei bauli anche i costumi da bagno, per sfidare un po' le previsioni: facciamo tutta autostrada fino ad Arezzo, sfiliamo la città della Chimera e poi raggiungiamo, con le pipì che iniziano a farsi sentire, Città di Castello.

Città di Castello, la sky-line
Si respira aria di rinascimento in questa cittadina, crocevia di culture, dialetti e di architetture. Tifernum Tiberum è infatti il crocicchio di Umbria, Toscana e Marche: passeggiamo ciondolanti sotto la Torre Civica, pendente un po' meno di quella di Pisa (fa comunque una certa impressione), prendiamo un caffè a vespasianum usum in una locanda del centro e poi decidiamo di saziare lo stomaco con un bel panino al prosciutto, io, e con la porchetta, lei, che divoriamo nella vasca di corso Vittorio Emanuele. Ammiriamo il Palazzo dei Priori, roba del '300 e il Duomo, ma facciamo in fretta a tornare in sella, perché Bocca Trabaria ci aspetta.
La strada di Bocca Trabaria, la SS73bis, è una vecchia amica. Ci salii per la prima volta con Milko, un ex dalla piega facile che mi ci portò più o meno nel 2001, quando zompavo goffamente da una corda all'altra con la vecchia GSX 1200: ricordo che a una curva c'erano due ragazzini saliti fin lassù, in uno dei tornanti più vicini al valico, che quando ci videro sbucare tutti in piega cominciarono a saltare come se, invece di due coglioni in tuta in sella a due cancelli, ci fossero Rossi e Gibernau in una delle curve di Jerez 2005.

Il famoso valico di Bocca Trabaria, meta centaurorum
I primi trenta chilometri sono molto nervosi, ma una volta valicati i 1.049 metri l'asfalto un po' incerto si trasforma in qualcosa di più dolce e la vena si riapre, come l'orizzonte che si staglia sul fondo, verso la valle del Metauro, che si origina alla confluenza dei due torrenti, il Meta - appunto - e il Tauro. Siamo già nel pesarese e proviamo a fare una sosta a Mercatello sul Metauro, un borghetto medievale murato dove sembra che l'uomo sia fuggito...

La stupenda chiesa di San Francesco
Il mausoleo di Bartolomeo Brancaleoni (XV secolo), monumento di travertino compatto di stile gotico veneziano
Angela davanti al comune
Le campagne del circondario ricordano molto quelle toscane e umbre, ci sono case coloniche e cascine, opere d'arte e strade a ciottolo. Ma nemmeno un bar aperto e così non resta che tornare a rompere il silenzio del borgo avviando il boxer della mukka.
kiòkiòkiòòò!!! BoBoBoBoBoBoBoBoBo
Andiamo allora verso Urbania, che visitiamo senza scendere di sella, e poi riusciamo finalmente a fare una sosta come si deve a Urbino, patrimonio dell'umanità UNESCO. Parcheggio al solito posto, davanti al piccolissimo commissariato, e poi saliamo a piedi verso il rinascimentalissimo centro, in vetta all'erta Giuseppe Mazzini prima di abbandonarci a un caffettino nel centralissimo locale di via Vittorio Veneto. 
Ci stiamo poco, perché la strada chiama. Comincia a farsi pomeriggio inoltrato e visto che quasi metà del Palazzo Ducale è imbracata per restauri, preferiamo continuare la discesa sulla SS73bis verso l'Adriatico. Avevo in mente di fare sosta-cena a Marotta, dove un ristorante mai visitato ma mille volte decantato da chi andava a Senigallia per rifornire la caserma di vettovagliamento, equipaggiamento, casermaggio e armamento, solletica da sempre la mia food curiosity.
Vabbé...
Sulla nostra sinistra si stagliano, nemmeno troppo lontane, le forme inconfondibili della rocca di San Marino, la Guaita, e il massiccio di Monte Carpegna, ma quando arriviamo a Fano, l'imprinting con il lungomare è quasi scioccante. Per una decina di chilometri, in direzione sud, restiamo confinati tra la fila di case sulla destra e la ferrovia sulla sinistra, che ci divide dal mare, quasi invisibile.
Così, a Senigallia imbocchiamo l'autostrada A14 e puntiamo su Ancona, usciamo prima possibile e puntiamo prima verso Ostra, ormai abbondantemente in provincia di Ancona, poi verso Belvedere Ostrense e infine verso Jesi. Qui ci concediamo uno strappo alle regole (il terzo della giornata) e imbocchiamo una superstrada, la SS76 Roma-Fabriano, ma solo per una decina di chilometri: a Serra San Quirico usciamo e imbocchiamo la SP14 in direzione di Domo. 
La strada è fantastica e ci conduce alla fine della nostra prima tappa, Fabriano.

Fabriano da Poggio Romualdo
Il cielo non è limpidissimo e sul valico il freddo si fa intenso, rendendo i tornanti che ci portano verso il basso molto più duri di quanto potessi pensare...
Infine, Fabriano.
Booking ci porta in un bed & breakfast perfetto, La Portella, e grazie a Tripadvisor e ad una serie di chiusure concomitanti con la Pasqua, ceniamo in un ristorante dalle porzioni abbondanti e buonissime, lo Sbrodovino.
Poi, a letto... [... to be continued ...]

Fabriano: la foto non è mia, l'ho rubata qui.
Lorenzo Borselli © tutti i diritti riservati










1 commento:

  1. ciao Lore, ho girellato insieme ate con il tuo racconto, sempre dettagliato ! a presto ....il commissario Basettoni di Dukburg !

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