giovedì 2 aprile 2020

La Toscana Oscura (capitolo 1 di 2)...

"Muy poco de lo que podría suceder sucede..." 
Salvador Dalì

Le Cinque Terre (Las Cinco Tierras)
Premessa: è passato tanto tempo, da quando ho fatto questo viaggio con i miei amigos. E' stato un viaggio molto importante per me, perché quando ho avuto bisogno di loro, loro sono arrivati. Non ho potuto scriverlo prima, ma è stato un vantaggio. Nel ricercare le foto, i giorni, le ore di questo tour in terra toscana, ho scoperto quanto la frenesia del quotidiano ti strappi, letteralmente, i ricordi dalla memoria. E anche su questo, dobbiamo tutti riflettere...
Premisa: ha pasado mucho tiempo desde que hice este viaje con mis amigos. Fue un viaje muy importante para mí, porque cuando los necesitaba, llegaron. No he podido escribirlo antes, pero fue una ventaja. Al buscar las fotos, los días, las horas de este recorrido en la Toscana, descubrí cómo, literalmente, el frenesí de la vida cotidiana arranca los recuerdos de tu memoria. Y también sobre esto, todos debemos reflexionar...
16 maggio 2018.
Vi racconto una storia. C'è un luogo, lontanuccio da qui, dove io vado quasi tutti gli anni. Quel luogo  è una regione, che si chiama Castiglia. Castilla y Leòn, per l'esattezza. E laggiù, ci sono loro: i miei fratelli.
Os contaré una historia. Hay un lugar, lejos de aquí, donde voy casi todos los años. Ese lugar se llama Castilla. Castilla y León, para ser exactos. Y allí están, mis hermanos.

Li ho conosciuti per caso, tanti anni fa, in una delle sortite invernali con Oscar. All'inizio erano tanti e poi, come succede nelle relazioni, "c'è chi c'è di più", e "chi c'è di meno". Alcuni di quelli che "ci sono di più", sono quelli de "El Lado Oscuro", che poi sono quelli venuti da me, trasformando per qualche giorno la mia regione, la Toscana, nella Toscana Oscura.
Arrivando poco dopo che mio babbo se n'era andato, facendomi stare zitto anche nello scrivere.
Le mie storie spagnole cominciano sempre con una barca, con un bel traghettone bianco che attraversa il mar Ligure da una penisola all'altra e viceversa: stavolta, è "viceversa".
Me ne sto su una rotonda fuori del porto di Savona, con la moto sul cavalletto centrale, seduto sulla sella a sfumacchiarmi una sigaretta, quando il quartetto arriva: primo il Chupy, poi Luz, José e alla fine Genaro. Sono venuti perché Chupy l'aveva detto da anni, che voleva visitare la Toscana. Sono venuti perché il Lado Oscuro fa sempre un viaggio tutto per sé. Sono venuti al momento giusto.


Ell grupo en Savona, desde la izquierda: Genaro, Josè (detto El Cañi), Luz, il Chupy y yò...
La pizza del "Priamar", poco fuori le mura della "Souconna", è più di un benvenuto, perché la pizza che mangi in Spagna è come la Paella che mangi a Firenze. Non può essere pizza in Spagna (a parte quella di Barcellona), non è Paella in Italia (a meno che non la prepari io...).
Così, mangiamo, beviamo, parliamo e poi facciamo quello che ci riesce meglio: saltiamo in sella e puntiamo verso Est. 
Ve lo dico subito: è passato del tempo, perché l'inizio di questa storia risale al 16 maggio 2018 e, da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti. Tra l'altro, poco dopo il nostro incontro passammo anche sul viadotto del Polcevera.
Quindi, questa storia sarà soprattutto un esercizio di memoria, dote che purtroppo a me difetta...
Quindi, cominciamo da Sestri Levante, dove ci svegliamo dopo una notte passata soprattutto a chiacchierare, aspirando uno dei migliori "puri" contrabbandati dai maschi del gruppo (tutti ad eccezione della nostra Luz), assaporando un rum invecchiato tanto quanto la nostra età complessiva, e maledicendo il tempo che scorre così veloce. Soprattutto Genaro, che deve separarsi, dopo circa quarant'anni, dalle sue amate Timberland...


Ron y puros, descanso de los oscuros...
Addio alle Timberland di Genaro...
Vamonos...
Sarà una giornata durissima, perché da Sestri Levante arriveremo a Sasso Marconi, passando però per ogni curva censita dall'Anas nelle tre regioni e nelle sette province che attraverseremo. Cominciamo con il passo del Bracco e con le Cinque Terre, poi vedremo eh...
Così, di buon mattino (17 maggio 2018), saltiamo in groppa ai cavalli, superiamo il Bracco (dove Luz conquista le attenzioni di un gruppo di cicliste e dove le stesse ci stampano una bella immagine col mare alle spalle), facciamo un passaggio a Moneglia, dove Josè si sofferma malinconico a mirare il mare e dove facciamo seguire, alla colazione in albergo, un primo espresso che ci agevoli negli zigzag che ci aspettano e poi via...

Luz e le cicliste...
Si comincia con le foto...
Moneglia e il suo mare...
Josè pensa alle curve e ai tornanti che lo aspettano?
Le famose focacce liguri...
Il Passo del Bracco è solo un aperitivo delle migliaia di curve che faremo in tutta la giornata e ci serve per evitare l'autostrada ed entrare nel Parco delle Cinque Terre nel migliore dei modi. Ora: per noi italiani, parlare delle Cinque Terre potrà sembrare quasi banale e per noi motociclisti del Centro/Nord, in fondo, si tratta di una semplice passeggiata domenicale. Ma se, per un attimo, fai CTRL+ALT+CANC nel cervello, se provi a staccare un attimo la spina e fingere di non essere italiano, quando fai l'ultima curva della SP370, tenendoti Levanto alle spalle, e arrivi a vedere Monterosso al Mare e poi Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, capisci perché tutto il mondo vorrebbe stare qui. E infatti, vi parlo di un patrimonio culturale dell'intera umanità, come del resto ha sancito l'UNESCO. Qui, nel corso dei secoli, i liguri hanno domato il paesaggio aspro delle montagne che si ficcano in mare, adattandolo alle colture di viti e ulivi, ricavandone budelli e strade nei quali far passare carri e treni. E che qua la gente abbia combattuto incessantemente contro i turchi e contro la natura, te lo ricorda non solo l'asprezza del paesaggio, ma il profilo delle rocce e la schiuma del mare. Restiamo tutti senza fiato: tutti NOI spagnoli (Las Cinco Tierras).

Scoprendo la Liguria
E le sue perle...
I miei fratellini...
I miei fratellini... (2)

Usciti dal paradiso, dopo uno spuntino nella zona del porto di La Spezia, entriamo in Toscana. Se avessi scelto, per i miei fratellini, un itinerario "puramente" toscano, avrei tirato lungo per Viareggio, sarei arrivato a Firenze e, da qui, Luna Park. Ma io no: volevo attirarli in trappola su per la Garfagnana. E così ho fatto. Cosa ci aspetta?
Semplice: dopo un breve trasferimento autostradale fino a Massa, attraversiamo rapidi il capoluogo e arriviamo alla falde delle Alpi Apuane, una catena montuosa che, a dispetto del nome, è il cuore dell'Appennino, tra i fiumi Magra e Serchio il cui punto più alto è il Monte Pisanino (1.946 m). Guido il gruppo verso il Passo del Cipollaio e il Passo del Vestito, con lo scopo di mostrare ai miei compagni di strada il set di "007 - Quantum of Solace", sperando di poter loro proporre una sintesi tra l'adrenalina degli inseguimenti spericolati di James Bond e la pace dei panorami: perché qui, lo si sappia, è stato estratto il marmo con cui gente dello stampo di Michelangelo Buonarroti ha creato i capolavori che tutti conoscono. Qui è stato estratto il seme del Rinascimento per fuggire dal Medioevo.
Comunque, saliamo e scopriamo panorami che sono molto, moltissimo diversi da quelli che il turista medio si aspetta dalla Toscana, dalle sue colline soavi e colorate, dai vigneti e dagli oliveti, dalle abbazie e dalle vastità delle terre Medicee. 
Cominciamo dal Cipollaio: saliamo così vertiginosamente dall'arrivare agli 850 metri di dislivello in 14 tornanti, per poi raggiungere il Vestito, sotto lo sguardo sornione del Monte Sagro, rasentando l'orrido del Vallone di Renara, dal quale sembra ancora sprigionarsi l'eco della Linea Gotica, e il letto del Tùrrite Secca, tra cave, gallerie e un freddo pungente che aumenta col vento e la pioggerellina di maggio...

La vecchia e il mare...
Chupy is coming...
Josè y su BMW
La grande "Luz"
E alla fine Genaro...
Marmo
... bello no?
Ci sono anch'io...
Il ciccione...

Un uomo, un mito.
Comunque: passato il Vestito e il Cipollaio, faccio fare al gruppo un bel girettino tutto attorno alla Pania della Croce e arriviamo a San Pellegrino in Alpe. A questo luogo, al quale giungiamo facendo scalare a José i 9 chilometri di tornanti che trasformano le moto in muli, si arriva facendo una delle salite più dure che il ciclismo italiano abbia mai conosciuto, sia in termini di pendenza che di lunghezza. L'inizio è tranquillo, ma al quarto chilometro, dopo il bivio di Campori, dove inizia la SP71, l'altimetria diventa una scalata vertiginosa... Ne vale la pena, perché qui si avverte la forza di questa montagna, lasciataci in eredità da Pellegrino delle Alpi, un principe irlandese, divenuto poi santo, venuto a prendere a schiaffi il diavolo proprio su questi crinali.
La storia che arriva dal 643 dopo Cristo, anno in cui morì a Frassinoro all'età di 97 anni, 9 mesi e 23 giorni, è incredibile: di ritorno dalla Terra Santa, Pellegrino si fermò quassù e cercò Dio nella contemplazione di queste montagne. Il Diavolo, Belzebù in persona, non aveva altro da fare che indurlo in tentazione ma l'asceta, incazzoso come tutti gli irlandesi, perse la pazienza e gli mollò un ceffone così divinamente forte da far volare Satana per tutta la vallata, sbattendolo contro le Alpi Apuane. Lo schiaffo fu talmente violento, che il maligno attraversò la roccia, lasciando un enorme buco: il Monte Forato. 
Il Monte Forato, visto da Cardoso
Ritta eh?
Io e Genaro davanti, Josè dietro...

Comunque, pioviggina. Facciamo la strada del Passo delle Radici fino a Sant'Anna Pelago, poi Sestola, Fanano e, infine, Sasso Marconi, dove arriviamo nel tardo, tardissimo pomeriggio, dopo oltre  400 chilometri di curve, con José che si dispera come un bambino, Luz che lo guarda compassionevole, Genaro che ancora piange per le sue scarpe e Chupy che continua a chiedere, con l'insistenza di Sheldon Cooper, quanto manchi a Tavullia!!!
E dove li metto a dormire? Alla Torre di Jano, dove ci aspetta una cena italiana vera, con vino di gran classe e portate gourmet e dove, finalmente, i miei amici conosceranno la mia famiglia...


la Torre di Jano
Eccociiii
che sole...
Finalmente, siamo tutti insieme. Menchi la Bienchi.
18 maggio 2018: questo è il giorno di Chupy. Perché, dovete sapere, che il mio amico Luis Angel Espeso Alvarez, "Chupy", appunto, è uno spagnolo tutto d'un pezzo. E' lo sceriffo di Palencia, è l'uomo Tempano per eccellenza. Ed è un grande, grandissimo tifoso di Valentino Rossi, l'uomo di Tavullia. E oggi, per l'appunto, indovinate dove andiamo???


Alééééééééééééééééééééé
Eccoci qua. A Luz e Genaro, diciamo la verità, non gliene frega una benamata cippa di Tavullia, del Vale e di tutto il pellegrinaggio che stiamo facendo per visitare la città natale del nostro Messia dei motori. Per Josè, tifoso sfegatato di Jorge Lorenzo, non ci sono problemi e quindi, come già detto, eccoci qua... E chi t'incontro qua? BUBIIIIIIIIIIIII!!!


Lado Oscuro con Bubi in Tavullia!
Chupy in posa davanti a S.E. Il Re
BUBIIIIIIIII
Y donde comemosssss???
Bubi... Ma chi è questo orso bruno un po' spelacchiato?
Ho scritto di lui:  ...se fosse biondo e vestisse una pelle d'orso, lo scambieresti per un vichingo appena sceso da un vascello da combattimento, pieno di peli e degli odori corporali tipici della lunga navigazione... Invece Bubi, soprannome che avrebbe scelto Tognazzi in uno dei suoi  film anni '70, è una delle persone più buone che esistano sulla terra, una specie di Shrek made in Reggello. Nonostante la sua vita agreste e la sua mole da gigante Grisino, Bubi guida la sua sempreviva Varadero come Stoner la Ducati, arrampicando sul Muraglione alla stregua di un continuo cavatappi. Eh sì. Francesco è proprio un tenerone, divoratore del tortello di patata e fiero allevatore di paperi destinati, dopo una breve ma splendida vita nella sua aia, alla tavola imbandita del sottoscritto. L'ho conosciuto ai Pinguinos 2011 e da allora la sua telefonata settimanale rende la mia vita estremamente più allegra. Signore e signori, io amo Bubi! Con buona pace del compianto Tognazzi e del suo indimenticabile Vizietto cinematografico!
 Così, ho omaggiato anche lui...
Comunque, dopo il pranzo al ristorante di Valentino, il gelato alla gelateria di Valentino, il caffè al bar di Valentino e lo shopping frenetico e compulsivo allo store di Valentino, scendiamo verso un  villaggio, dove nacque, crebbe, visse e ora (purtroppo) riposa, il nostro campione Sic. Siamo a Coriano (per gli amici, Curièn), dove ci fermiamo a ricordare Marco Simoncelli.

Chupy & Genaro homenajando a #58
Homenaje a #58
Homenaje a #58
Le curve, dolci, della Romagna, ci conducono poi nel territorio della Serenissima Repubblica di San Marino, dove passeggiamo a lungo su e giù per i paraggi del Monte Titano, dove ci gustiamo una cervecita descansante sulla Rocca Guaita prima di tornare in Toscana. Lo dico: avrei voluto far fare, ai ragazzi, il Passo del Muraglione, ma si è fatto tardi. E domani, sarà un'altra lunghissima giornata...

Di Max_Ryazanov, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29853995

I miei fratellini (due di tanti...)
Il gruppo in posa davanti a San Pietro
E qui, al Belvedere...
Dopodiché, gasssss.... 

© Lorenzo Borselli – Tutti i diritti riservati

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