giovedì 2 ottobre 2014

Transfăgărășan e Transalpina 2014 #4: Transfăgărășan

"...la ragazza dai capelli color caramella mou se ne uscì dicendo: Pensa di salpare presto per gli Stati Uniti? La invidio, trovo che New York sia semplicemente sconvolgente.  No, risposi. Sto per fare il giro del mondo in motocicletta!..."
Robert Fulton Junior,  One Man Caravan,  1932


18 settembre 2014: ci siamo davvero. La meta del viaggio è lì, alle porte, anche se sembra impossibile che da Craiova manchino così pochi chilometri all'attacco della Transfăgărășan, che le riviste specializzate di motociclisti, camperisti e di turisti in generale (ma anche i più autorevoli magazine di motori, come il celebre Top Gear), classificano come una delle più belle al mondo.
Una piccola premessa: abbiamo fatto, in questa parte del viaggio, una valanga di foto e mi sembra un peccato non pubblicarle. Spero che non vi annoierete.
Partiamo, dunque alla volta di Piteşti, dopo aver velocissimamente attraversato Craiova alla ricerca di un caffè e di una banca per fare un prelievo di valuta locale.
Siamo passati oltre anche a Piteşti, scoprendo solo dopo che la città dei tulipani, così viene chiamata per via di una fiera che vi si tiene ad aprile, è in realtà famosa per un esperimento di rieducazione carceraria posto in essere tra il 1949 e il 1952, che aveva come scopo quello di lavare il cervello, a suon di torture, agli oppositori del regime. La particolarità del trattamento consisteva nel fatto che erano gli stessi detenuti che ne torturavano altri e quando le notizie cominciarono a diffondersi, l'ideatore del piano e chi ne aveva preso parte furono tutti messi a morte. Non per punizione, ma solo per evitare che la verità venisse a galla. Credo che molti prison movies, compreso Arancia Meccanica, abbiano alla fine tratto ispirazione da questa storia.
Comunque: da Craiova a Piteşti ci sarebbero solo 122 km, ma per percorrerli ci vogliono due ore e mezzo, visto che la strada è letteralmente intasata di camion e altri veicoli, trattori e carretti ippotrainati compresi, e cani, molti dei quali morti in mezzo alla carreggiata.
Poi, passata Piteşti, bisogna arrivare a Curtea de Argeş, una bella cittadina della Muntenia, un tempo capitale della Valacchia,  e servono 90 minuti per percorrere i 40 chilometri che separano le due contee. 
Curtea de Argeş è l'ultimo ostacolo. Appena usciti dal centro abitato, che ospita uno dei monasteri più belli di tutto il paese, improvvisamente cominciano le curve e proprio sotto il castello di Dracula, la Transfăgărășan si presenta così...

L'attacco della Transfăgărășan dal villaggio di Căpățânenii Pământeni
Dicevo del castello di Dracula.
Si!
Il castello di Poenari, che sovrasta l'angusto ingresso della Transfăgărășan, è lì dal 13esimo secolo e venne eretto dai governanti della Valacchia per motivi chiaramente militari ma è stato solo tre secoli più tardi che un uomo piuttosto cattivo, noto alle cronache come Vlad III di Valacchia, detto l'impalatore, riprese possesso del maniero. Oggi, per arrivarci, bisogna salire 1.480 gradini. A scanso di equivoci, è proprio lui Dracula, ma secondo le ultime ricerche non sarebbe questo il luogo a cui si ispirò Bram Stoker per sceneggiare il suo leggendario film. In realtà, il castello di cui si parla nei racconti moderni, sarebbe al confine con la Moldavia, dove Oscar e Ariela andranno nei prossimi giorni.

Vlad III l'impalatore. Vlad Dracul. 
Comunque, il luogo è indubbiamente bello e francamente non ci vedo niente di sinistro, a differenza dello sguardo folle di Vlad. Infatti, se con la fantasia torniamo al tempo di Dracul, noto per sistemare le faccende in sospeso infilzando i nemici - e pare anche i detrattori - con un bel palo di frassino e poi issarli a futura memoria lungo le strade, mi ricredo all'istante e un brivido mi sale tra schiena a paraschiena.

La Fortezza di Poenari dal villaggio di Căpățânenii Pământeni
Proseguiamo oltre, finalmente rilassati dal progressivo abbandono della strada da parte delle auto e degli autobus. Qui, man mano che ci avviciniamo all'enorme diga del lago di Vidraru,  restano solo qualche cane selvatico e qualche turista locale, su cui domina la rassicurante statua di un uomo d'acciaio che brandisce una folgore e che a me ricorda molto il grande Mazinga... Ho poi saputo che si tratta di un monumento eretto in memoria di coloro che sono morti durante i lavori di costruzione.
Il lago artificiale, realizzato nel 1968, è uno dei più grandi d'Europa con 465 milioni di metri cubi di acqua.

Il Lago Vidrariìul
Il Grande Mazinga che domina sul lago
La Transfăgărăşan, che sulla carta è contrassegnata come DN7C, è la seconda strada asfaltata più alta della Romania dopo la Transalpina che, io e Angela ancora non lo sappiamo, percorreremo il giorno successivo. E' conosciuta, però, soprattutto come la Follia di Ceauşescu, costruita tra il 1970 e il 1974 per volere del dittatore allora fresco di potere. Il satrapo ignorante, come viene definito da alcuni storici, pretese la realizzazione della DN7C all'indomani dell'invasione russa in Cecoslovacchia del 1968: una strada militare, dunque, che si estende per 90 km con curve e tornanti che tagliano le sezioni più impervie dei Carpazi meridionali, attraverso le vette più alte del paese che - di fatto - è divenuta il  collegamento tra le regioni storiche della Transilvania e della Valacchia, lungo una direttrice che fino ad allora era state praticamente percorsa solo dai pastori.

Beh, pecore e pastori ci sono ancora oggi...
Per ragioni di risorse, Nicoalae Ceauşescu impiegò solo mezzi militari e questo costò un numero di vite che ancora oggi non è conosciuto con precisione: quello che non fecero i 6 milioni di kg di dinamite, usati soprattutto sul versante nord, lo provocò il freddo e alla fine il bollettino ufficiale parlò di 40 caduti, ma quanti persero la vita resta di fatto un mistero. 
Ceauşescu, nella sua ignorante follia, non avrebbe mai potuto ammettere di far morire così tante persone durante il lavoro, nemmeno in nome della sicurezza nazionale. In fondo, il Tratatul de prietenie, cooperare și asistență mutuală, letteralmente "Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza", più noto a noi occidentali come il Patto di Varsavia, non lo rendeva tranquillo ma non poteva certo dirlo. Oppure, il satrapo era semplicemente ossessionato di lasciare ovunque simboli che durassero oltre la sua stessa vita o che potessero superare opere realizzate da chi lo aveva preceduto, come ad esempio la Transalpina, la Strada del Re, voluta da Carlo II nel 1938.
Orazio scriveva: exegi monumentum aere perennius, ma si riferiva ai suoi versi e lui si che aveva ragione...

Foto Wikipedia: siamo nel 1974, il giorno dell'inaufurazione
Tornando alla strada, venne chiamata Transfăgărăşan dal dittatore in persona per rievocare un’esotica quanto immaginaria nazione orientale, ma il suo significato è molto più semplice: strada “attraverso i Făgărăş”, una parte della catena dei Carpazi. I viaggiatori, nelle decine di blog che parlano del percorso, l'hanno ribattezzata anche "strada tra le nuvole".
Ceauşescu tagliò il nastro il 20 settembre 1974, ma i lavori proseguirono incessantemente fino al 1980, costringendo i genieri in divisa a lavorare a condizioni pazzesche.
Per questo, salendo le aspre curve che risalgono il costone del massiccio, rendo onore al loro sacrificio pur rendendomi conto che raccontare la follia dell'uomo e poi andarsi a godere il frutto di tutto il sangue da lui fatto versare, potrebbe suonare grossolanamente ipocrita.

Si sale verso la cascata Bâlea
Qui ci tagliano i piedi...
Ed ecco la Cascada Bâlea, nota anche come cascata delle Capre...
La strada, di solito, è chiusa da ottobre fino a giugno inoltrato, a causa dei metri di neve che vi cadono, ma non è insolito poterla percorrere fino a novembre o dover tornare indietro per una tormenta d'agosto: occhio dunque ai segnali d'avviso che si incontrano fin da Curtea de Argeş, da un lato, e dal villaggio di Cartisoara dall'altro. Infine, un paio di info tecniche: tra tutte le strade della Romania,  la Transfăgărăşan è quella che ha più viadotti e gallerie; al passo del lago Bâlea, il punto più alto della strada, c'è il tunnel che porta lo stesso nome e che è quello più lungo del paese, coi suoi 884 metri.

Ripida davvero...
Uno dei rari chalet presso il quale chiedere ospitalità lungo la strada
Poi entriamo nelle viscere della montagna...
Tunnel Bâlea, 884 metri
L'arrivo dall'altra parte rivela uno scenario che è praticamente lo stesso di tutti i valichi. Attorno alla strada, un parcheggio sterrato, un laghetto alpino (che si chiama, a scanso di fantasie, lago Bâlea) e qualche bancarella dove sono in vendita calamite, scarpette e gadget di vario tipo, come felpe con cappuccio della Los Angeles University. Insomma: se avessero messo il logo della Transfăgărăşan anche su qualche t-shirts, la comprerebbero tutti no? 
Compriamo calamite, proviamo cappelli, facciamo pipì e scattiamo qualche centinaio di foto...

L'accoglienza al passo Bâlea: i bagni chimici sono chiusi...
Il passo Bâlea e l'uscita del tunnel Bâlea che si spore dopo la cascata Bâlea
Cuorn 
Va beh... 
La sosta dura poco: la funivia è chiusa e l'orario nel quale siamo arrivati (dopo un pranzo da dimenticare in uno degli chalet prima della salita, di cui abbiamo scordato subito anche il nome) ci spinge a riprendere la strada prima possibile, visto che correremmo il rischio di non goderci il panorama della discesa verso Sibiu. E appena fatta la prima curva scopriamo che l'altro versante della montagna è incredibile: peccato solo per la foschia. 
Avremmo dovuto arrivare di buon mattino, visto anche che l'asfalto non è per niente male. La prossima volta la faremo in senso inverso... 

curve su curve

E poi curve, curve, curve...

Da lontano Oscar posa per Ariela...
Close-up 

E poi lei, a cuccia, come un cagnolino, ai bordi della strada...
Scendendo, siamo arrivati alla partenza della funivia, ma credo sia arrivato il momento di tirare in ballo quei matti di Top Gear...


E vi propongo anche un video olandese, girato da un coppia di mukkisti in visita su questa strada. Sono forti questi due: girano il mondo e ne lasciano traccia sia sul loro canale di Youtube che su un sito dedicato, www.lifeisjoy.nl. Tra l'altro, hanno fatto anche la Transalpina e nel post successivo vi mostrerò il loro video...
.


Ok.
Lungo la strada non abbiamo incontrato praticamente nessuno, fatta eccezione per un paio di motociclette romene, una delle quali una MV Agusta Brutale, cavalcata da un manico di scopa. E' finita all'improvviso, così come era cominciata, in mezzo alla pianura coltivata, piena di trattori, carretti e mucche, infestata da cani selvatici (coccoloni e nemmeno troppo fastidiosi).
Quando entriamo a Sibiu, lontana dal bivio una cinquantina di chilometri, non siamo per niente stanchi: siamo solo ipnotizzati e perfino il festivalbar romeno, che si tiene sulla piazza principale della città, proprio dove abbiamo prenotato l'albergo, non ci disturba più di tanto.
Quando vado a letto, l'ultima immagine che ho è quella del cielo terso dei Făgărăş.
Cazzo, qui ci devo tornare.

Lorenzo Borselli © Tutti i diritti riservati


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