8 maggio 2009. vista sui contrafforti del Corno dalle colline di Costozza, vicino a Camugnano (Bologna) |
Ognuno ne ha una. La maggior parte dei bikers con cui mi sono cimentato in uscite mordi & fuggi si lancia in acrobazie su per la Futa, con prova speciale a Montecarelli. Ci sono poi le varianti della Casetta (SP503), che da Firenzuola porta alla Raticosa, sbucando poco sopra il Covigliaio, i tornanti del Passo del Giogo (con sosta obbligata al rifugio di Badia Moscheta), le seconde tirate a martello del passo della Colla o, in alternativa, la silenziosa marcia nel bosco di Pietramala, sulla omonima strada che collega l'alta valle del Savena con la SS65 della Futa. Quando si arriva a Cà di Barba, viene voglia di comprarsi quella baita e scordarsi di tutto e di tutti. E se vi piace andare a cavallo, cliccate un po' qui.
Via di Pietramala, località Cà di Barba, civico 3100 |
Se dalla sommità del passo della Colla, invece, ti dirigi verso quello della Sambuca, 1.061 metri di altezza, puoi scendere a passo di danza verso Palazzuolo sul Senio. La SP302 ti riporta a Marradi, ma se prendi la SP32, la strada provinciale della Faggiola, percorri una mulattiera asfaltata che ti fa scendere nella valle del Santerno percorrendo un costone magico, tra castagni e faggi. Arrivi sulla Montanara-Imolese, la SS610, meno bella delle altre, soprattutto perchè avvicinandosi a Firenzuola le montagne sono state assassinate dalle cave di pietra serena e dal groviera della Tav.
Insomma, un bel giro vizioso. Un giorno o l'altro ve lo racconto per benino.
La mia vasca, però, è generalmente un'altra.
Io adoro il profilo del Corno alle Scale, la sua mole mi rassicura, mi distende i nervi, mi fa sentire a casa. Un po' come quando arrivo in Valle d'Aosta dalla A5 o dalla SS26: appena passo Quassolo e Lessolo, ai contrafforti di Quincinetto, avverto una specie di energia familiare, domestica. Un calore, forse.
Per questo il mio itinerario consueto è quello che finisce col portarmi sempre verso il Corno e siccome sono un tipo che non ama troppo mescolarsi ai branchi, ho ideato un percorsino tutto mio, con annesse varianti.
Bisogna partire da Barberino di Mugello e percorrere la SP36 di Montepiano fino a Mangona, metropoli pedemontana che sorge a 523 metri d'altezza e che offre rifugio a ben 21 residenti, almeno secondo Italia in Dettaglio e Wikipedia.
Non sottovalutarla, perché nonostante la sua attuale condizione, Mangona era una contea, con tanto di castello (ora diroccato), che nel XII secolo era appannaggio dei conti Alberti di Prato. Sarebbe anche carina, se non fosse per un campanile in cemento e mattoni che sembra tirato su per scherzo, da quanto è brutto. Continuando, si arriva a una mezzacosta da cui si domina tutta la valle del Bilancino: ai tempi della sigaretta mi fermavo qui a fumarne una. Scendevo, toglievo il casco, rollavo la paglia e l'accendevo, distraendomi dal beauregard o dall'ammirazione per il mio ferro solo quando il crepitio della combustione del tabacco mi scuoteva le cervella. Che vizio di merda, che avevo.
"Sosta a Mezzacosta": l'immagine risale al 16 ottobre 2004 ed è stata ripresa con un Motorola Razor. Avrà sì e no 10 pixel ma a me piace lo stesso...
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Spenta la sigaretta, la moto sbuffava ancora un poco fino al crinalino, dove passava la Linea Gotica. Qui si entra nella provincia di Prato e, proseguendo oltre, poco prima della frazione dei Risubbiani, si trova una fontana di pregio con acqua estremamente diuretica.
Ai tempi del Varadero, 2001 e 2002, la strada era interrotta per frana, ma in moto si poteva comunque aggirare la massa e arrivare a Montepiano, dove si imbocca la SS325, in direzione di Bologna.
Montepiano è Montepiano, bisogna dirlo. La gente ha qui una sua autonomia. Gli zuccherini che si preparano da queste parti, con lo zucchero glassato nel rame, non hanno uguali e se si pensa che fino all'Unità d'Italia le tasse venivano corrisposte direttamente all'imperatore, a Vienna... Beh. Okay, eravamo nel Granducato di Toscana, ma (non me ne voglia il mio amico Matteo Grazzini da Vaiano), Alberto da Giussano, ai valbisentini gli fa una pippa!
Dopo Montepiano si lascia il Granducato e si entra nel Papato, parentesi Cispadana a parte.
Qui bisognerebbe fare una puntata verso il Santuario di Boccadirio, deviando a destra su via delle Cottede puntando sul Monte Tavianella.
Quando percorri la foresta, ti viene d'andare piano. Sembra di essere nella Schwarzwald, davvero.
Questa è la foresta delle Cottede, fotografata da Raffaele Preti e trovata su Flickr (clicca qui per il link) |
Dalla sommità del Tavianella ti trovi a un tratto a Boccadirio, dove il 16 luglio 1480 due pastorelli di nome Donato Nutini e Cornelia Vangelisti, videro la Madonna. E' un luogo incantato...
Chi vuole accendere una candela può farlo. Siamo motociclisti, avere amici in Alto può sempre far comodo. Quando si imbocca la SP8, nei pressi di Roncobilaccio, bisogna farlo tenendo la sinistra e puntare verso Castiglione dei Pepoli.
Da qui devi seguire le indicazioni per Camugnano e, fatti un paio di chilometri, la strada diventa una specie di "montagna" dell'Isola di Man. E' semplicemente fantastica: siamo nel Parco Regionale dei Laghi di Suviana e di Brasimone, e si percorre una strada che, se non fosse per il fondo stradale devastato, sarebbe una delle più belle in assoluto dell'Appennino. Il primo tratto, che da Castiglione sale verso Brasimone, non è male nemmeno come asfalto. Bisogna fare attenzione, però, perché è molto battuta da pedoni e ciclisti. La strada è di tutti e, quindi, vai piano.
Il lago venne realizzato nel 1921, mentre negli anni '70 l'Enea scelse di costruirvi una centrale nucleare, ma non venne mai completata per il "No" al referendum del 1987...
Il lago venne realizzato nel 1921, mentre negli anni '70 l'Enea scelse di costruirvi una centrale nucleare, ma non venne mai completata per il "No" al referendum del 1987...
Più avanti, sempre verso Camugnano, al bivio di Zanchetto si deve andare a sinistra, e qui le cose migliorano decisamente. Non per il manto stradale, che fa sempre cagare, ma per la vista che ti si apre.
I crinali della Varcarlina dal bivio di Zanchetto. Si vede tutto, con una luce fantastica. Peccato che avevo solo il fottuto Iphone! Era il 28 luglio 2011 |
Scendi e arrivi a Suviana, dove la sosta obbligata del motero stanco è al chiosco dei fratelli Corrado e Massimo. Fanno delle crescentine davvero fuori misura. Arrivi, parcheggi, ti sistemi a tavolino, ingolli un paio di quelle fantastiche crescentine col crudo e poi una bella cocacola ghiacciata. La birra sarebbe meglio, ma devi guidare e poi l'alcol fa male.
Al lago di Suviana, ogni anno ci sarebbe un bel raduno di custom. Io non ci vado...
Se il tempo è poco e ti accontenti di aver visto i contrafforti del Corno dal bivio di Zanchetto, ci sono ben tre possibili itinerari per il rientro in Etruria:
- passare per Pracchia, percorrendo la ex SS632 (traversa di Pracchia, appunto), oggi strada provinciale, che collega la SS64 Porrettana (in località Ponte della Venturina) con l'ex SS66 Pistoiese (in località Pontepetri);
- arrampicarsi da Lentula su per Fossato e Gavigno (5 abitanti) fino a Schignano e poi a Vernio, per riagganciarsi sulla SS325;
- percorrere l'affascinante rivale della Porrettana, la Pistoia-Riola (SP24).
La Pistoia-Riola e la mukka in placida sosta abbronzante. |
Ognuna di queste varianti della vasca meriterebbe un viaggio a parte, da fare a piedi, soprattutto per la Pistoia-Riola: camminare, avanzare lenti nel verde di un bosco, quello dell'Acquerino, che l'appennino partorisce e cresce con l'affetto di un fecondo e premuroso genitore, nonostante l'obrobriosa presenza dell'uomo.
Se invece del Corno non puoi proprio farne a meno... beh, non resta che puntare dritti prima verso Porretta Terme, poi al bivio di Silla dirigersi a Lizzano e poi sperare che la vita decida, per una volta, di essere liscia come la pelle che solo poche donne, baciate dalla sorte, possono avere.
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RispondiEliminaAhahah!
RispondiEliminaTante di codeste strade le ho fatte in moto negli anni 80 (kawa1000dhcs)e leggendoti me le hai fatte ripercorrere: grazie!
RispondiEliminaMarzio
Uhhhh il mi cugino!,,
RispondiEliminalore e se si scrive un libro a due mani o a double faces?? ;) visto che tutte le strade che tu hai schiacciato di asfalto e gomme, io a piedi x sentieri l'ho schiacciate di sassi, zolle di terra e vibram... ;)
RispondiEliminabarbara
Intanto bisognerebbe provare a studiare itinerari misti, motociclettabili, biciclettabli e pedonabili... Poi trovare un filo comune!
RispondiEliminaLa nostra vasca (di Andrea e mia) che percorriamo "in punta di vibram" d'estate e con le racchette d'inverno, in lungo e in largo, conoscendone ormai quasi ogni buca, tana, bunker, sentiero, è il Moncenisio. Tu ci sei passato ultimamente. Inconsapevolmente ne hai respirato le vite passate e le presenti. E' un luogo affascinante perché un po' abbandonato (soprattutto d'inverno) ma ricco di storie. Silvia
RispondiEliminaL'ho fatto di recente, si, ne ho parlato anche in questo blog... Dovreste venire anche da queste parti. Ci sono dei silenzi magici.
RispondiEliminaconcordo coi silenzi magici dell'appennino..
RispondiEliminali ricordo e ne ho a volte dolce nostalgia, anche adesso che d'alpe d'Alpi faccio indigestione.
itinerari motociclistici, biciclettabili e trekkingabili...
beh.. occorrerebbe una moto da trial silenziosa ;) per star dietro (o forse davanti..) ai bipedi e cicli..di! ;)
cmq adesso, rileggendo i post, mi sono venuti in mente certi passi di Pirsig nel suo "lo zen e l'arte della manutenz della motocicletta" (un cult che certo è ben noto a chi ama la moto MA nn solo!! gran buon libro!)
all'inizio, mi par di ricordare, ci sono belle pagine che parlano della montagna e del salirla..
le consiglio e me le vado a ricercare, mentre preparo uno zaino per salir a un rifugio, in valgrisanche, proprio sotto la testa del Rutor!
sai di cosa parlo, vero lore?.. ;)
buona giornata..e scusa se rubo tutto sto spazio al TUO blog, con folle di pensieri.. ;) mi conterrò...
ciao, barbara
Ma guarda! Ho trovato il modo di far "chattare" la Barbara!!!
RispondiEliminaSe continua a nevicare più lì che qui, magari già il prossimo inverno veniamo a conoscere i tuoi monti. Chissà. Silvia
RispondiEliminaLore...prima o poi andremo a fare una "vaschetta" , ma a modo mio, con il mio muletto...ti toccherà sporcare la tua muccona di polvere e fango!!!come al solito la lettura del tuo scritto è scivolata come dell'ottimo burro su una fetta di pane tostata !!! il piacere di addentarla!!
RispondiEliminaE tu, col muletto, chi saresti?
RispondiEliminaCiao Loré. Io non ti conosco tanto bene... Ci si è visti qualche volta e basta. L'articolo è molto bello, ma il finale è un pò strano. Insomma, c'è qualcosa che non quadra!
RispondiElimina@scintilla: intendi dire sgrammaticato?
RispondiEliminaNo Loré, la grammatica nn c'entra... Nn fare lo gnorri...
RispondiEliminaAh Scintì... Fatti li cazzi tua...
RispondiEliminaDevo iniziare a girare di più... Descrizione bellisiima, blog ben curato,sembra di essere li!!! Buona giornata...
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