martedì 19 gennaio 2016

MOTAUROS 2016

"...Un viaggio non ha bisogno di motivi..."
Nicolas Bouvier 

Valdearlgolfa (Teruel), la mukka al Meridiano Cero de Greenwich
Difficile, per molti, capire con esattezza cosa spinga una persona sana di mente a salire, in pieno inverno, su una moto e coprire, da sola, 1.770 chilometri per andare a una concentrazione di propri simili, tutti bardati, sporchi, stanchi.
La risposta io ce l'ho: amicizia e voglia di respirare aria gelida nel naso fin dentro ai polmoni.
L'aria gelida puoi trovarla anche vicino a casa, ma l'amicizia no. È qualcosa di unico e per fortuna di ripetibile, ma te la devi guadagnare.
Così, quando a novembre ho comprato i biglietti per la nave da Civitavecchia a Barcellona, è cominciato dentro di me un crescendo di ansia e di impazienza, in un conto alla rovescia che è terminato alle ore 14:30 di mercoledì 14 gennaio, quando ho infilato in borsa qualche mutanda e soprattutto tanto Chianti, ed ho messo in moto la mukka.
Tanto per non smentirmi, ho rimandato fino all'ultimo il montaggio della ghiera per la borsa serbatoio e alla fine sono dovuto andare alla BMW perché:
- non sono riuscito nell'intento (ma bastava leggere le istruzioni);
- il tappo non si chiudeva più (e qui sono impazziti anche i meccanici).
Parto, orfano di Oscar e orfano anche dei Pinguini (sparita anche la pagina ufficiale), perché tutto è saltato per il secondo anno di fila, lasciando il posto ai Motauros.

la grinta, c'è...
Fino a Siena tutto ok, ma dalle parti di Grosseto il vento si è trasformato in bufera, il freddo ha cominciato a farsi sentire e nell'auricolare nuovo di pacca che ho sul casco, nuovo di pacca anche quello, il respiro di Darth Vader che segnala l'arrivo dei messaggi mi ha confermato ciò che sapevo.
La nave, che avrei dovuto prendere a Civitavecchia alle 22, sarebbe arrivata più tardi e conseguentemente sarebbe ripartita nel cuore della notte.

Porto di Civitavecchia, Molo 21. Notte fonda (13 gennaio 2016)
Così, il tempo che avrei voluto passare a Tortosa insieme a Julian, è divenuto più breve, ancor prima di partire. Pizza al porto, da Mastro Titta, buona, e poi una lunga sosta all'imbarco, unico motociclista di tutto il carico di persone e veicoli diretti, sulla Grimaldi, a Barcellona.

Mare Mossum
Il viaggio è stato lunghissimo, ma almeno ho avuto il tempo di riposare, studiare un po', mangiare un'ottima pasta col pomodoro e scambiare qualche chiacchiera con chi, vedendo il mio abbigliamento, candidamente mi chiedeva ma n'do cazzo vai?
Se alla gente spieghi dov'è Valladolid, cosa sono i Pinguini o i Motauros, che cosa facciano svariate migliaia di motociclisti attorno ai fuochi accesi nelle immense pinete che costeggiano, tra Tordesillas e Ponte Duero, un fiume spagnolo che, per l'appunto, si chiama Duero, nessuno capisce.
Ti guardano come si guardano i pazzi, annuiscono con la testa, abbozzano un sorriso e appena ti volti… Infermieraaaaaaaaa!!!
In Spagna mi aspettano gli amici, ma nel frattempo, dopo essermi svegliato che la nave aveva appena passato le bocche di Bonifacio, mi sono potuto godere questo.

Il sole sorge sopra l'Isola dell'Asinara
In effetti, in quel momento ero proprio qui:


Comunque, la nave attracca. Arrivo alla moto, la sistemo di fretta e mentre tiro su la cerniera il pollice si conficca, profondamente, nella spilla dei Pinguinos che tenevo (ora l'ho tolta), sul copri cerniera della giacca. Il sangue sgorga copioso ma non ho tempo per questo. Avvio il boxer e la mukka scende, si infila rapida nella tangenziale di Barcellona e poi punta decisa verso sud.
Nel casco, l'immortale voce di Freddy fa rimbombare Another One bites the Dust.
Il cartello della AP-7 che annuncia l'uscita di Tortosa è come un brivido. Il GPS non serve più e la mukka, dopo il ringhio della già discreta galoppata, si affievolisce fino a spegnersi nella main street della cittadina, adagiata sulle sponde finali dell'Ebro.
Julian scende e il suo abbraccio, il suo parlar lentamente per consentirmi di capire, mi confermano che Oscar non c'è, stavolta.
Vale”.

El Lado Oscuro si avvicina...
Chiacchiere, doccia rapida, jeans e felpa fino all'hamburgeseria Vintastik sotto casa, dove mangio un piatto di deliziose schifezze messicane, mi rilasso con due birre e poi, si son fatte le due di notte, sprofondo tra le braccia di Morfeo nel letto di Junior, accanto al box di Ferran, che non ci sono.
Julian li vede solo una volta ogni quindici giorni e questo spiega il perché del suo occhio triste e della sua voce tremula quando mi fa vedere le foto dei bimbi che crescono nelle vite d'Oltremediterraneo. Sono due anni che non ci vediamo e io quando mi guardo, dopo 24 mesi, allo specchio di casa “Gatòn Mullau” mi scopro mas gordo y viello.
La colazione, il desayuno, placa la tigre che ho nello stomaco e l'impazienza di partire. Strappo a Julian l'ennesima palabra che verrà a trovarmi. Gli ricordo che la mia casa è la sua e poi, dopo  la foto di rito e un passaggino al Decathlon locale, imbocco la via delle montagne e dell'interno, verso Soria.

La foto di rito in Avinguda de la Generalitat, a Tortosa
Julian e io...
Niente autopista e meno autovia possibile: solo crinali battuti dal vento e ricerca spasmodica di bar, taperie e stazioni di servizio dei viaggi precedenti, perché questo “camino” ha i suoi riti. Ha le sue soste predeterminate, come quella al Meridiano Cero, e i suoi itinerari ricorrenti. Cambia sempre qualcosa, ma a noi piace restare sulla linea della tradizione. Del rito appunto. L'esplorazione ha un altro scopo.
Arrivo a Valladolid verso le sette di sera, direttamente a casa di Paco. È sulla porta che mi aspetta, impaziente come me, lui di aspettare, io di arrivare.
C'è un signore con un cane che mi guarda, mentre scendo dalla mukka tutta bardata, un po' come gli abitanti della Luna videro scendere Armstrong dalla scaletta dell'Apollo.
Viene dèsde Italia, dice Paco. Il cane scondinzola, il signore mi guarda con un misto di invidia e di compassione, ma non saprei dire qualche delle due emozioni avesse il sopravvento sull'altra.
Un attimo dopo arriva Andrés, in forma come sempre.
Niente doccia, solo abbracci. Del resto, il vento tremendo che ho preso nei 780 chilometri di strada che ho percorso da Tortosa ha spazzato via ogni traccia biologica. Una pillola per il mal di testa, un caffè, qualche chiacchiera e poi via, alla sede del Moto Pincia, al Bar Papiro, pieno centro di Valladolid.
Abbracci a ripetizione, tapas buonissime, tutti che mi offrono qualcosa, con Carlito che se la ride sotto i suoi baffi nerissimi...

Cominciamo con le "ri"presentazioni: da sinistra Nando, io, Andrés e Paco. Dietro questo quartetto, Carlito e la sua splendida moglie
Y Oscàr, donde estàs???
Trovo Nando al bancone, che sorseggia il suo tè e allora giù abbracci, giù chiacchiere nel linguaggio frammisto che solo io riesco a parlare, per farmi capire.
Ma mi capiranno?

Eccoci qua: Nando e Andrés già li conoscete no? In mezzo ci siamo io e il grande Angel, El Presi
Angèl arriva per un cigarro in mia compagnia e poi andiamo alla concentrazione, a Tordesillas, dove Josè  e Veronica aspettano me e Paco nella loro tenda. Mangio uno spezzatino di carne di manzo delizioso, cotto sul fuoco vivo, e speziato. Praticamente un Peposo.

Qui si è aggiunto José, detto El Cañi, ma non chiedetemi perché...
Tiriamo tardi fino al bar di Miguel, che non può venire con noi: babbo e mamma ricoverati insieme. Gli hanno dato una camera matrimoniale in ospedale e la cosa ci fa sorridere, nonostante le preoccupazioni.

Che palle (direte voi), con 'sti pollici...
Abbracci fino a tardi, perché nel frattempo si sono fatte le tre. Usciamo da Tudela de Duero e ci ferma la Guardia Civil.
Somos companeros!
De donde?
Yò soy italiano!
Sopla!
Soffio: zero. Tiè.
Ecco il sabato: arriviamo a Tordesillas di buon mattino e qui facciamo la sfilata. Qui becco finalmente il Chupy e la sua splendida fidanzata, oltre al giovane sangue del suo sangue Luis Pablo ed alla fidanzata, Cristina.
Dicevano che le moto incolonnate fossero ventimila e il numero non è da considerare assurdo, visto che gli iscritti sono stati poco meno di 15mila (leggi qui) . Un unico serpentone d'acciaio per il quale viene chiusa l'autovia (un'autostrada senza pedaggio) che arriva a Toro dopo esser passata per il centro di Tordesillas. 
Qui i Motauros hanno preparato uno spettacolo acrobatico e qui noi del Lado Oscuro, dopo aver visitato la cittadina, bellissima, andiamo a pranzo in una bodeguita dove assaggio il collo e la coda di toro.

Uno dei mitici Selfie di Chupy. A proposito: non l'avevate ancora visto?
Tutto delizioso.
La giornata motera finisce dov'era cominciata, alla concentrazione di Tordesillas, dove aspettiamo che faccia buio mangiando Churro e bevendo una birretta.

Qui il Lado Oscuro comincia a fare adepti...
È già tutto praticamente finito, per me.
Cominciano i saluti, stavolta di congedo e le tasche si riempiono di patch e spille. Il motore riparte e quasi non mi accordo del ghiaccio sulla moto, perché anche se siamo sotto zero, sono riscaldato dall'amicizia. Compresa quella di Luis Pablo, el Jueven Padawan, figlio del Chupy, la cui giovane fidanzata gli tradurrà queste cazzate che scrivo... Vai Cristinaaaaa!

Maremma cinghiala, che freddo!!! Brrrrrrrrrrrr
Luis Pablo e Gas. Il giovane magro e il vecchio ciccione...
E la cena?
Blanca, la moglie di Paco, ci aspetta in casa. È stanchissima, perché fa il medico anestesista ed è la sua settimana di guardia, ma parliamo per ore di viaggi, di Italia, di Spagna, di sogni, di moto.
Il tutto mentre mangio prosciutto tagliato a mano da Paco, formaggio pecorino delizioso, sorseggio un vino locale e cerco, vanamente, di fare amicizia con Lola.
Ma lei ringhia senza smettere mai.
Ecco domenica.
Aspettavo il 17 ma speravo non arrivasse. Colazione, preparazione moto, caffè al quartier generale dove lavora Paco, che mi scorta fino all'imbocco della N122 e poi comincia il lungo assordante silenzio fino a Barcellona, dove arrivo per cena.

L'ultimo sorriso, prima delle lacrime...
C'è spazio per qualche altro piccolo rito, come la sosta per il caffè a Fresnillo de las Duenas, per il selfie a Valdegena, dove la temperatura scende a meno quattro (ma il freddo del Moncayo non scalfisce il calore di cui ho fatto scorta) e per quattro chiacchiere in francese alla stazione di servizio di Pedrola, dove un camionista mi spiega che in Francia la giustizia non funziona e che il governo è ladro: paradigma delle mie chiacchiere e di quelle degli amici spagnoli.
Dunque, è tutto uguale, ovunque.

Caffè Rioduero, Fresnillo de Las Duenas 
Valdegeña, Soria. Sono sulla strada del ritorno. Il ritorno, è solo un pensiero...
Finisco col perdermi in chiacchiere anche a Barcellona, dove un giovanotto mi chiede in spagnolo stentato da accendere. Ha un grembiule da cameriere con scritto “ReinaMargherita”.
Tarantino juventino, ma il pizzaiolo napoletano/napoletano fa patta e pari. In due se la cavano benissimo e mi convincono a entrare.
Non mi pento, perché in effetti la pizza era buonissima.
La nave salpa e io dormo già.
Il Lato Oscuro si è impossessato di me. Hasta luego.


Copyright Lorenzo Borselli 2016 © All Right Reserved

6 commenti:

  1. aspettavo questo momento...Bentornato !

    RispondiElimina
  2. siamo in due a visionare e commentare il tuo blog ...tutti e due con occhio azzurri, occhiali e dotazione massima ...indovina un pò

    RispondiElimina
  3. Cari Eligio e Davide, siete proprio carini. E a uno di voi devo dare pure del lei...

    RispondiElimina
  4. Just wanted to let you know,you're a great man!!!

    RispondiElimina
  5. beh beh beh.... devo dire che con "Il sole sorge sopra l'Isola dell'Asinara" ti sei proprio superato. Bravo fotografo!

    RispondiElimina

Dì pure quello che vuoi. Pensa, quello che vuoi. Solo, non essere offensivo...