"In girum imus nocte ecce et consumimus igni..."
Passo Giau: "@lborselli piega di brutto...", cit. |
11 giugno 2021 - C'è un antico palindromo latino che è un po' il senso del mio (o del nostro) vagare. Come fanno le falene, che attratte dalla luce notturna, finiscono col bruciarsi: andiamo in giro di notte ed ecco, veniamo consumati dal fuoco...
Non che ci piaccia l'idea di andare a farsi male eh, però il giraccio è un po' questo. Da un telefono che squilla, un martedì, scaturisce una miriade sempre più fitta di altre chiamate, che diventano chat nell'ennesimo gruppo whatsapp creato per l'occasione, ed ecco che al venerdì all'una e mezzo l'ora fatidica diventa come la campanella a scuola. Io corro a perdifiato giù per la rampa di scale dell'ufficio, già sudato intinto, per saltare sopra la belva impastoiata là fuori, dove di solito c'è lo scooter. Premo il pulsante, il quadro si accende, il motore parte e tempo un paio di secondi i giri sono a régime.
Vado.
Non starò a tediarvi con le solite info sul dove e sul come. Siamo in due al casello di Sasso Marconi: io che arrivo dal centro di Bologna e Riccardo che arriva dal centro di Firenze. Andiamo sulle Dolomiti, a trovare lo schützen Molinari, che nel frattempo si è trasferito in un borgo sperduto del Sud Tirolo, uno di quei luoghi che in ossequio al bilinguismo altoatesino reca due nomi sulla toponomastica. Se parli tedesco dici "Gfrill", se parli teròne "Cauria".
Ma intanto: chi è Riccardo?
Riccardino sul Passo Giau: ma quanto è carino? |
Il Brizzi, così fa di cognome, è un brillante avvocato umbro, da tempo immemore trapiantatosi in Firenze. La sua dote principale è quella di rispondere sempre. Lui "c'è", esattamente come il "dio" nelle scritte sui muri o sui cartelli, frase invero sibillina e dal significato incerto: alcuni ritengono avvisi i viandanti della presenza ricorrente della pula, altri pensano trattarsi di un acronimo che indichi una vicina piazza di spaccio (DrogaInOfferta). Fino alla prima curva, quella dell'immissione in A1 dal casello di Sasso, Ric pensava di essere l'uomo più veloce in curva dopo VR46, ma da quel momento in poi ha iniziato a chiamarmi "maestro".
In realtà è lui che mi ha insegnato molto: soprattutto il modo di studiare il diritto e, nella fattispecie, tutta quella serie di definizioni alle possibili domande d'esame per il mio concorso da ispettore. Per cui, gratias tibi, magister...
Torniamo a noi. Un normale viaggiatore, di quelli appartenenti alla categoria degli esseri umani normali, avrebbe percorso l'A1 fino a Modena, l'A22 fino a Egna-Ora e poi avrebbe salito, stanco e desideroso di un giaciglio, quel rimasuglio di chilometri che dividono Salorno e la valle dell'Adige dal cocuzzolo su cui, a 1.330 metri d'altezza, qualcuno si prese la briga di erigere, più o meno 300 anni fa, il primo maso e la chiesetta di Santa Margherita con vista sul Brenta.
Noi no.
Nonostante una tremenda bufera, con gocce di pioggia che Giove Pluvio ha preso a scagliare una per una addosso a noi negli ultimi chilometri di A22, i nostri piani non cambiano: vogliamo fare la strada del Monte Baldo e, per Giove, l'abbiamo fatta.
Ferrara di Monte Baldo: le gemelle GODONO |
Gli scettici smettano subito di scorrere queste pagine html e si mettano il cuore in pace: come accade sempre, nella migliore tradizione motociclistica, il solo fatto di indossare l'antipioggia induce quella simpatica canaglia di Giove Pluvio a desistere dal proposito di bagnarci con la pioggia per intraprendere una seconda tattica persecutoria: farci lessare col nostro sudore nel nylon di quelle goffe giacche impermeabili che tutti (TUTTI) i produttori spacciano per traspiranti e che, purtroppo, tali non sono.
Arrivati a Ferrara di Monte Baldo, dopo aver rapidamente superato l'abitato di Spiazzi (dove il 3 giugno 2000 morì il mio amico Fabio Danti, alla guida della sua Osella BMW, sic!) ci fermiamo per uno sberleffo alla divinità datrice della pioggia, sorridiamo alla montagna che ci attende e ci liberiamo dei nostri vestimenti leggeri, in culo a lui, a D'Annunzio e a tutte le piogge nei pineti del cazzo.
Come pensate che ci sentiamo?
Ferrara di Monte Baldo, ore 15:55. Ahahahahahahahahahahahahah!!! |
Torniamo a noi. Il dubbio esistenziale in ordine alla Sacra Piega comincia, in Riccardo, a prendere forma. Iniziamo un attimo a parlarne un poco più avanti, quando il crinale del Monte Baldo si avvicina alla nostra sinistra, a Bocca di Navene, dove sostiamo per un caffè e per aggiornarci via filo col Molinari. Il quale, ben conoscendo la mia propensione ad allungare sempre la strada, dispensa tranquillità: del resto, il nostro crucco preferito ha abbracciato un percorso di fede e proprio quel giorno sta sistemando un gigantesco crocifisso con gli altri schützen, in vista di una qualche festa sacra di cui noi pagani disconosciamo l'esistenza...
Yodel-Adle-Eedle-Idle-Oo!!!
e mica penserete che stàmo a scherzà... |
Gfrill (Cauria), prima del nostro arrivo: in effetti, Gesù o non Gesù, il posto è davvero irreale da quanto è bello... |
Scendiamo ringalluzziti dal sole che ormai ci scalda e asciuga e, a billo ritto, cominciamo il vero valzer delle pieghe fino ad attraversare l'Adige per arrivare a percorrere la mitica Kaiserjäeger. Insomma, se spaccàmo: Calliano (dove un corpulento e frustrato cuoco alla guida di una fiestina mi lancia improperi in germanico perché ho osato affiancarmi a lui ad uno stop...), Folgaria, Strada del Menador e finalmente Caldonazo si mostra a noi dal punto panoramico, dove due pischelli intentano le prime pieghe coi loro mostriciattoli a due tempi...
La fertile valle del fiume Brenta: a destra si arriva a Borgo Valsugana |
Arrivati a Trento imbocchiamo la A22 ed a San Michele all'Adige percorriamo un breve tratto della "nostra" SS12 dell'Abetone (ahahahahahahahahahahahah) e del Brennero fino a Salorno, dove finalmente imbrocchiamo il tratto finale fino a Cauria. Normalmente, due coglioni che si fanno 700 chilometri di curve sarebbero stanchi morti e inerpicandosi sul tratto finale del proprio viaggio si tratterrebbero dal testare la capacità di aderenza delle loro calde (caldissime) gomme.
Ma noi no...
Ora, non so se ne abbiate voglia, ma se alzate il volume potrete sentire ciò che il Molinari ha sentito mentre la coppia di dementi saliva la SP129...
Paolo, uno degli ultimi antenati di Ötzi, ci ha sistemato nell'unico albergo di Gfrill, il Fichtenhof, gestito da una famiglia incredibile e della quale abbiamo avuto il piacere di conoscere Uli, Ingrid e Christian. Indaffaratissimi nel preparare memorabili leccornie, ci hanno salutato con dei sorrisi rinascimentali e, dopo averci dato le chiavi delle stanze, ci hanno ordinato di fare in fretta...
"Schnell!!!!!"
L'accoglienza, l'atmosfera, l'aria purissima, il cielo terso e l'odore del cibo ci hanno fatto sentire due sovrani in missione diplomatica: accolti con tutti gli onori...
La Valle dell'Adige vista da Cauria, alla sera (ore 20:03) |
La Valle dell'Adige vista da Cauria, alla mattina (ore 07:49) |
12 giugno 20121 - E siccome il mattino ha l'oro in bocca, come Stanley Kubrick fece scrivere a Jack Torrance nella versione italiana del suo Shining (la frase originale è "All work and no play makes Jack a dull boy"), noi ci alziamo presto, colazioniamo, facciamo le riunioni che dobbiamo fare e poi corriamo nel granaio, dove il Moli ci aveva fatto parcheggiare le twins sisters. Giusto accanto a una trebbiatrice.
Ladies and gentlemen, mr. Paolooooo Molinariiiiiiiiiiiii...
Un homo sapiens (a sinistra) e Ötzi (a destra) |
Come avrete modo di vedere, l'omarino che ho accanto e che risponde al nome di Paolo, è un vero maestro nella conduzione lenta. Lenta ma inarrestabile: in gioventù (anche se chi lo conosce bene sostiene che non sia mai stato giovane ma che se ne stia lì ad aspettare che tutto il genere umano diventi suo coetaneo...) ha percorso in moto tutte le strade del Medioriente e dell'Asia, battendo palmo a palmo tutta la Via della Seta, approfittando dei mesi di ferie accumulati nelle sue lunghe e continue missioni all'estero, che gli sono valse tante di quelle decorazioni da far impallidire il palmares del generale Figliuolo...
Il Nostro, al mattino, ha già condotto Riccardino al Bagno nella Foresta, un percorso olistico di pediluvi e similaria, nel quale gli aspiranti suicidi si immergono, cercando la morte nelle acque gelide che zampillano dalle fonti del posto. I giapponesi lo chiamano Shinrin-yoku (森林浴) e i ricercatori che l'hanno studiato ritengono che, visto che l’aria della foresta è composta da sostanze bioattive, respirarle, assorbirle osmoticamente mediante un contatto, consentirebbe il rafforzamento del sistema immunitario, la regolarizzazione della pressione sanguigna e via di seguito.
Per me sono cagate, ma per Paolinosan e Riccardosan no: anzi.
Torniamo a noi.
Attraverso un reticolo di stradine cui i forestieri non avrebbero mai né conoscenza né accesso, il Moli ci conduce prima a valle e poi, salendo su per i costoni dietro Ora (che i tedeschi chiamano Auer), passiamo per Montagna, Gleno, Molini e infine, dopo il passo di Lavazzè, arriviamo a Cavalese e a Predazzo, da cui, finalmente, io riesco ad avviare i motori FTL (qui solo gli estimatori di Battlestar Galactica potranno capirmi, sic!) e materializzarmi sul Passo Valles dove, circa un'ora dopo, arriva Riccardo e dove, circa quattro ore dopo (ahahahahahahahahahahah!!!) arriva anche il Molinari...
Sosta al rifugio Capanna e primo selfie di rito...
Eccoci sul Passo Valles, con foto sul lato agordino. Il Civetta già domina... |
A proposito di Paolo...
Lo Schützen ha, per l'occasione, una cavalcatura diversa dal solito: al posto della solita R1200GS il Molinari sfoggia una Urban GS 1200 bi-albero: BELLISSIMA!!!
E' la moto che io mi comprerò quando (soprattutto "se") arriverò agli ottanta... Guardate qua quanto è figa...
Purtroppo, al momento in cui scrivo, l'ha già venduta... Pare che abbia dovuto fare una scelta e coi proventi dell'incanto si dice che abbia arredato la stüa della propria casetta di Gfrill con una nuova caldaia in porcellana che, quando avviata, consente di rendere vivibile (alcuni sostengono anche confortevole) quella splendida chicca...
Vabbuò...
Valicato il Valles torniamo in Italia: le strade che seguono, per un pezzo, saranno infatti in provincia di Belluno: sfiliamo raggianti dentro Falcade, facciamo un salutino alle quattro mura di Angela a Canale d'Agordo e poi, arrivati poco più in basso a Cencenighe, andiamo verso Alleghe, mentre Sua Maestà il Monte Civetta osserva sornione (e severo) le due fave etrusche che fanno scoppiettare il 1250 boxer salendo di marcia (e scalando) col cambio elettro assistito...
Il crucco sfila un'ora dopo e sembra viaggiare in solitaria...
La salita al Passo Giau è, come al solito, fantastica. La strada è ipervigilata e disseminata di radar, oltre che di pischelli e neofiti; ci sono anche gli sboròni, come un tizio con targa svizzera su un Kappone di prima categoria che aveva però commesso un errore madornale: si era portato dietro la moglie!!!
Niente di male, ma quando mi ha sentito dietro ha pensato di mandarmi uno di quei messaggi di supremazia che i maschi della specie umana non possono più spedire per via ormonale... Che fa il tizio?
O non m'impenna di prima appena uscito da un tornante, scaricando poi tutta la seconda?
Lei s'incazza come una tigre (e fin lì...) ma poi si calma quando, al tornante successivo, io lo passo all'esterno guardando lui visiera contro visiera...
Ah, il sorpasso... Che soddisfèscion...
Ma è qui, che venendo su, vediamo una di quelle curve che ti capitano raramente: dev'essere opera di un ingegnere illuminato e infatti, proprio lì, si è piazzato un fotografo professionista, Nicolò (IG @passogiau_bikersmood). La foto che apre questa storiadimoto è la sua... probabilmente la più bella foto che mi sia mai stata fatta, seguita a ruota da quella che ho estratto, la sera stessa, dal filmatino girato dal Brizzi... E poi, qualche giorno dopo il nostro rientro, Nicolò che fa? Mette la foto sulla sua storia, facendo di me un motero con l'ego a mille! Vai, vediamo...
E come ho già detto, ...sò soddisfazioni... |
Ora, avrei anche un sacco di filmatini, ma alla fine ho fatto un potpourri che, come al solito quando capita, ho messo in fondo, in chiusura...
Vediamo qualche bella foto, va...
What a day... |
Bada che basette s'è fatto il Molinari!!! |
Ma guardate che basette s'è fatto il maresciallo della P.S. in quiescenza Paolo Molinari! Certo, se fossimo ancora ai tempi dell'impero austro-ungarico, quando cioè l'Ausgleich dominava (reggente Francesco Giuseppe) anche sotto le Dolomiti, potrei capirlo... Insomma, sì, era un taglio cool... ma oggi? Con l'uomo che pattuglia lo spazio e si prepara a invadere Marte...
Ah già... La Terra è piatta e la luna è solo una specie di plafoniera che a intervalli regolari consente ai lupi mannari di scorrazzare in cerca di cibo...
Come dice sempre Paolo, è tutto un gombloddo!
Così, dopo aver fotografato il fotografabile, scendiamo verso Cortina e poi riaccendiamo la miccia per cannoneggiare il Falzarego...
Ma prima, fotosssss...
La mia mukka (2) |
Il pasto (frugale) è consumato poco prima del Falzarego, al grill da Strobel, dove ci ristoriamo prima di raggiungere il passo (meta di tante mie imprese, vero Rino?): da lì poi andiamo verso il Passo Valparola con la duplice intenzione di raggiungere prima Corvara e poi il Passo Sella (primo proposito) e di trovare uno sterrato con guado per Riccardo.
Dovete sapere che l'avvocato già in partenza aveva tentato (invano) di convincermi a dormire in tenda con lui.
Dico a voi, che mi conoscete: come potete anche solo pensare che uno come me possa:
- dormire all'addiaccio?
- non fare docce?
- evacuare solidi e liquidi all'aria aperta?
- non sedersi sul bidet dopo le predette evacuazioni?
- non fare docce (2)?
- percorrere tratto di gravel road possibilmente con floodway;
- fare la sauna con me (secondo proposito).
Ahhhhh, la Val Badia... |
La foto non rende la difficoltà dello sterrato che abbiamo percorso (ahahahahahahahahahahah!!!) e il grado di profondità del guado (ahahahahahahahahahahah!!!), ma vi assicuro che è stato molto pericoloso...
Per la richiesta di cui al precedente punto 2), vi propongo il seguente filmato, anticipando, ma solo di poco, la conclusione del giorno 2 di viaggio.
La salita al Sella è stata parzialmente rovinata da un cretino automunito che ha giocato un po' col sottoscritto dopo averci bellamente mandati affanculo senza alcuna ragione. Ne faccio qui menzione solo per un ricordo nostro: il mondo è tondo e prima o poi lo ribecchiamo e ci spiegherà...
Potrei ora dissertare sulla bellezza del luogo, sulla nostalgia che ho nello scrivere a posteriori di questa giornata e di quante emozioni mi facciano provare le piste da sci che, almeno in epoca prepandemica, eravamo abituati a percorrere. Ma a noi basta riguardare le foto che ci siamo fatti...
Solo in Italia (ex Impero Austro-Ungarico) ci sono curve così. |
Prezioso selfie in movimento (art. 173 c.d.s., 161 euro e 5 punti) |
Sono bello, bellissimo, un c'è nulla daffare |
La supercazzola prematurata, con scappellamento a destra... |
Montagne se n'ha? |
Boxer in love |
Il Brizzi guarda e si sposta a sinistra (art. 143 c.d.s., 42 euro e 0 punti) |
Più o meno a Canazei il Molinari ci lascia: deve andare a innaffiare il cimitero di Gfrill (vi giuro che è vero!) e deve anche accendere la sauna cui il Brizzi intende sottopormi.
Se non ci credete, date il via al filmatino va...
E noi? Ovviamente, rispondendo a quell'atavico richiamo al quale il motociclista puro non intende sottrarsi, cerchiamo di allungarla ancora un po'.
Così, a Vigo di Fassa, dopo aver dribblato una decina di velox, andiamo su verso il Lago di Carezza, puntiamo su Nova Levante e dopo aver valicato l'ennesimo passo della giornata, torniamo a sfiorare il letto dell'Adige proprio a Ora dove, seguendo il garmin, proviamo il brivido dell'invasione di una pista ciclabile: due adorabili signore ci dicono che tanto lo fanno tutti (una mi sembra abbia addirittura fatto l'occhiolino a Riccardo) e quindi, che male c'è?
Poi sfiammiamo di nuovo sulla strada di Cauria, dove alla fine mi aspetta lei: LA STUFA A LEGNA ACCESA DENTRO UN MINUSCOLO GABBIOTTO DI LEGNO PIENO DI VAPORE.
Tra l'altro il Molinari è lì che ci aspetta, languido, calzando due omosessualissime Birkenstock!!!
Ovviamente mi dileguo...
La ciclabile di Ora (con tardone) |
La sauna (it's a trap!!! cit. from "Star Wars: The Return Of The Jedi) |
Ma secondo voi, potevo stare dentro questa garitta infuocata con un uomo nudo??? |
Fatta la sauna (Riccardo), innaffiato il cimitero (Paolo), fatta la cacca (io), siamo andati a cena e, dopo, ci siamo gustati un grappino guardando il sole che calava dietro il Brenta, dominando la valle dell'Adige dai 1.300 metri di Gfrill. Ecco, il 12 giugno 2021, per noi, se ne va così...
Selfie di sera, bel tempo di spera... |
E infine, ecco a voi Cornelio... |
13 giugno 2021 - "All work and no play makes Jack a dull boy", "All work and no play makes Jack a dull boy", "All work and no play makes Jack a dull boy", "All work and no play makes Jack a dull boy", "All work and no play makes Jack a dull boy", "All work and no play makes Jack a dull boy", "All work and no play makes Jack a dull boy", "All work and no play makes Jack a dull boy", "All work and no play makes Jack a dull boy"...
Danny??? Come play with us... |
Paura? Fate bene...
Oggi, quanto passato da Danny e Wendy nell'Overlook Hotel è niente in confronto a quello che stiamo per far passare noi alle nostre mukke...
Sarà una lunga, lunghissima giornata: Merano, Stelvio, Bormio, Gavia, Tonale, Mezzocorona, casa. Più dura per Ric di almeno 100 chilometri...
Quindi, di buon mattino, non appena salutato Paolo e, nell'ordine, Christian, Uli e Ingrid, scendiamo verso Salorno per rifornire e lanciarci ancora più a nord. E' domenica e appena il basso Trentino sbuca dalle ultime curve possiamo vedere gli effetti del bel tempo: moto a non finire...
Prima sosta per foto a Buchholz, benzinaio a Salorno e selfie a Merano, per strada...
Buchholz, il paese del Bogani... |
Tank full |
Stavolta scatto io... |
Diciamo che l'avvicinamento a Prato allo Stelvio è davvero palloso: strada intasata, camperisti ovunque, automobilisti distratti e motociclisti impacciati. Ma è il prezzo che si paga a volersi arrampicare sullo Stilfser Joch, il Passo dello Stelvio, il valico viario più alto d'Italia coi suoi 2758 metri sul livello del mare.
Sicuramente, il più affascinante: niente può insidiare la sinuosità delle curve che conducono a Bormio, niente può competere con la rudezza dei tornanti che da Solda portano su al passo. L'unico vero rivale è il corridoio scavato nella roccia da Ceausescu per i 151 chilometri della Transfăgărăşan: non ci sono Col de l'Iseran o Colle dell'Agnello che tengano.
Eh sì, perché qui l'asfalto della SS38 attraversa i picchi dell'Ortles e del Cividale, dell'Umbrail e dello Scorluzzo: benvenuti al centro esatto delle Alpi Retiche, territorio imperiale romano della Rèzia e dei Rèti.
Già, i Rèti... ma lo saprà il Molinari che il Rètico era una lingua che originava dall'etrusco? In effetti non lo sapevo nemmeno io, fino a quando non ho visto il film ispirato all'ultima avventura di Ötzi, splendida pellicola del 2017, i cui dialoghi sono tutti in quella lingua... Ebbene, non ho avuto bisogno dei sottotitoli...
Ho un'ennesima prova della mia discendenza rètica quando, al primo dei quarantadue tornanti che rendono i quasi ventidue chilometri di quel percorso una pista Polistil, un'entità soprannaturale ha preso possesso del mio corpo.
E non c'è niente da fare... Quando vedo che c'è un altro fotografo piazzato in curva io mi lancio. E si lancia pure lui, l'avvocato...
"messa in piega", olio su tela |
"messa in pieghina", olio su telina |
"messa in piegona", olio su telona |
In cima ci sono più persone che in piazza dei Miracoli a Pisa. Moto dappertutto, camperisti che intasano la strada, baracchini che vendono salsicce e birra... Troppa gente, purtroppo, ma è il prezzo della domenica (repetita iuvant). Quando spengo la moto, lo confesso, si sentono i rombi di altre centinaia di belve che salgono o scendono, che raggiungono il passo dalla Valtellina, dal Tirolo o dalla Svizzera. Insomma, capisco chi vorrebbe quel passo chiuso ai motori, aperto solo alle bici...
Non è la prima volta che ci vengo, ovviamente. Ma quando ero più giovane, certe cose mi infastidivano meno. Diciamo che invecchiando si diventa un po' più saggi e anche un po' più autocritici, anche se, provando contemporaneamente un'immensa gioia nel fare quella strada, ho finito col sentirmi davvero ipocrita.
Va bene...
Stilfser Joch, 2750 m |
Tourist trap from my cockpit |
C'è ancora un sacco di neve, tanto che la nazionale si allena sulle piste da sci in condizioni invernali. Per il tempo che abbiamo, preferiamo scendere verso Bormio, non prima di sfiammare un poco sulle curve più veloci del lato valtellinese. Troviamo, nell'ordine, un altro fotografo professionista (il terzo del weekend, e non mi tiro indietro...), un punto ameno dove scattare un'altra foto artistica con la collaborazione dell'avvocato, il rendez-vous con lo Scara (al secolo Luca Scaramellini, uno dei miei più grandi amici dall'inverno 2011 e che contribuì a rendere meno duri i miei sei mesi bianchi in servizio di Soccorso Alpino...) e l'inizio di un'altra scalata, la penultima della giornata, verso il mitico Passo Gavia.
street's art number one |
Quasi come tornare a casa... |
Il mitico Scara, finalmente a Bormio... |
Non c'è Pino, non c'è la Betty, non c'è il Borin e, ovviamente, non c'è nemmeno "il Giallo", uno dei miei compari di toboga. Così, io e lo Scara abbiamo il tempo di farci un mega hamburger prima di lasciarci di nuovo, dopo tre o quattro anni di telefonate, con le solite promesse del tipo "vengo giù io...", "torno su appena posso..." e via discorrendo.
Bon, va bene così.
E adesso, anche se mancano ancora trecento chilometri a casa, comincio a chiudere. Saliamo su da Santa Caterina Valfurva, valichiamo il Passo di Gavia - dove ci sfondiamo di foto con la complicità di un altro motociclista - scendiamo sulla mulattiera che porta a Ponte di Legno e da qui saliamo verso il Passo del Tonale.
La strada si velocizza, l'asfalto è strepitoso. Il tempo di un caffè in zona Mezzana e poi voliamo verso Mezzocorona, dove l'A22 ci accoglie col suo immenso serpentone di catrame, veicoli e puzze varie.
Antò, fa caldo.
Ma è il vivere in pianura che è afoso...
Passo di Gavia, monumento ai caduti della I guerra |
EXCIPIT
Questo è un diario, un libello virtuale in cui annoto i miei viaggi della motocicletta. Avrei tanta voglia di scriverci di più, di fare molta più strada di quanta in realtà riesca. Oggi, alla quantità sopperisco con la qualità. Ecco: questo piccolo viaggio col Ric e col Molinari è stato di grandissima qualità... Una perla, diciamo. Strade bellissime, panorami mozzafiato, sempre in sella dalla mattina alla sera. E se avessi potuto, non mi sarei certo fermato.
Grazie ragazzi, spero di tornare presto a sfiammare con voi.
Pensiero per Luis Pablo
Un ultimo pensiero. Poco dopo il nostro ritorno, il 24 giugno, il mio amico Luis Pablo, ha lasciato tutti noi orfani del suo indimenticabile sorriso e della sua caldissima voce di giovane spagnolo. Luispa, figlio di mio fratello Chupy, è morto facendo ciò che più amava fare: guidare la moto.
Ecco, il suo sorriso da quel momento è in noi. Ogni volta che accendo la moto, ogni volta che la piego, tutte le volte che uscendo da una curva mi appare la vastità del mondo, un pezzetto di quella felicità sarà rivolta a lui.
Descansa en paz nieto.
Luis Pablo |
Infine, due "come":
- "Come" promesso, c'è un filmino...
- "Come" dico sempre, il ritorno, è solo un pensiero...
Il ritorno, è solo un pensiero (6) |
© Lorenzo Borselli - Tutti i diritti riservati
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Dì pure quello che vuoi. Pensa, quello che vuoi. Solo, non essere offensivo...