sabato 19 ottobre 2013

Chianti, andata & ritorno

"... La verità è come il cauterio del chirurgo. Brucia, ma risana ..."
Riccardo Bacchelli, "Il Mulino del Po", 1938

La foto non è mia, ma del consorzio Vino Chianti Classico. Clicca qui: merita.
Chi sa che il Chianti è anche una catena, alzi la mano... Proprio così: una catena, ti rendi conto? Forse non la più piccola del mondo, certamente non la più alta, ma in quanto a bellezza, ci sono poche venature del pianeta che riescono a dare la stessa emozione.
Farle tutte, a piedi, significa percorrere un crinale lungo una ventina di chilometri, sul filo delle province di Firenze, Siena e Arezzo, a occidente del Valdarno e della Val di Chiana. Dalla vetta del Monte San Michele,  893 metri sul livello del mare, puoi vedere l'immensa distesa di vigne che allungano un orizzonte dolcemente frastagliato a perdita d'occhio, fino al profilo conico e antiappenninico dell'Amiata, un colosso di 1738 metri. 
Si è spento 700mila anni fa, al limite col pleistocene ioniano, quando faceva tanto, tantissimo freddo: la chiamano interglaciazione di Günz-Mindel.
Invece, la mattina del 17 ottobre, non c'è niente che riporti a quell'era geologica lontana: c'è un sole calduccio, affatto timido, che pretende l'uscita. 

Giù da Monteluco della Berardenga: sullo sfondo, l'Amiata
Quando saliamo in sella e cerchiamo di lasciare la città, per andare a imboccare la Cassia, l'idea era quella di arrivare fino a Massa Marittima, farsi una bella mangiata di pici all'aglione e poi rientrare lungomare fino a un innesto qualsiasi verso l'interno, a casa.
Ma non comando io, non comanda Angela. Comanda lei, la moto.
Passiamo da Greve in Chianti, dove un drappello di turisti inglesi un po' anziani fa scorpacciata di paesaggi con zaino e bastone, e poi raggiungiamo Gaiole, in Chianti anche lei, passando prima per Panzano e Il Ferruzzi, percorrendo la SR222, la famosa Chiantigiana. Poco dopo il Ferruzzi arriviamo a al bivio con la SP2, da imboccare rigorosamente a destra verso Villa e poi la SP2 fino a Gaiole, "eroica" cittadina. 
Poco prima di Gaiole, dove non troviamo il ristorante che Angela ricordava aver frequentato una ventina d'anni prima, c'è una strada che porta verso Monteluco Berardenga, 839 metri d'altezza, dove la castagna prende il posto della vite e il pioppo quello dell'olivo.
Rallento.
Guardo.
Sento.
E' la SP73, che sale e passa il crinale. Poi, seguendo le tracce di un antico castello, arriviamo a Starda

Starda, com'era.
Per sapere la storia di questo villaggio, dove risiede una sola famiglia, bisogna leggere parecchio: inizia più o meno nell'anno mille e da allora, anche se non si direbbe, è sempre stata al centro di contese e guerricciole, tra signorie e staterelli, tra capitani di ventura e briganti. Oppure di viandanti, come noi, che esausti (ci credete) dal lungo peregrinare in sella, decidiamo di trovare albergo nell'Antica Osteria.

L'antica Osteria di Starda. 
Per arrivarci serve un po' di sterrato e questo rende l'incontro con il cibo più meritato. 
Gnocchetti handmade alla zucca gialla, con salsiccia e funghi. 
Ottimi.
Pollo fritto con insalata.
Superbo.
Calice di rosso locale (siamo nel cuore del Gallo Nero).
Mirabile.
Non resta che uscire e guardare ciò che migliaia di occhi hanno già visto.

Anche questa non è mia, ma di Booking.
Scivoliamo lenti verso casa.
Il sole è ancora alto ma l'aria fina comincia a farsi sentire. Passiamo per San Gusmè, sempre restando sulla SP73 e che ci regala un altro intenso sapore di storia ultramillenaria: le sue mura, le sue pietre, le sue vigne che scendono verso la prima valle dell'Ombrone, che proprio qui sorte fòri dalle viscere della terra.

San Gusmè e il suo gatto. In mezzo.
Per tornare indietro prendiamo la SP484 e sfioriamo il castello di Brolio, ma solo per rinunciare a una bottiglia.
E per tornare, magari con la frizione nuova, maremma maiala.

Lorenzo Borselli © tutti i diritti riservati



7 commenti:

  1. Sono meglio le tue, di quelle che trovi sui siti.

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  2. ... però quando fotografi un gatto che sta all'ombra cerca un compromesso con la luce ;-)

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  3. Risposte
    1. sti aifon del cavolo hanno rovinato il piacere di scattare come si deve.

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    2. Vedi? Ho ragione io. Ah, avessi ancora la mia Nikon F2 volatadaltettodellapandanel1992...

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    3. http://www.ebay.it/sch/i.html?_trksid=p2050601.m570.l1313.TR10.TRC0.A0.Xnikon+f2&_nkw=nikon+f2&_sacat=0&_from=R40

      toh, ricompratela (come vedi la qualità si paga. anche quella schifezza dell'aifon, ma è per un altro motivo. Parola di nikon FM2 con uno sguardo su nikon D60, sorella di nikon FM3A)

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  4. con cosa vuoi: basta che misuri su di lui prima di scattare.

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Dì pure quello che vuoi. Pensa, quello che vuoi. Solo, non essere offensivo...