lunedì 17 gennaio 2011

Epilogo pinguinero...


Papa Leone X, nel 1517, nominò 30 nuovi cardinali. Poi ricordò di avere escluso un prelato di grandi meriti e lo aggiunse. Così, da quel giorno, quell’azione divenne modo di dire.
Ne ho fatti trenta, facciamone trentuno...
Lorenzo e Oscar hanno partecipato insieme al 30esimo Pinguinos dell’era motociclistica moderna e proprio mentre stavano camminando sul selciato dell’acampada, decisero che l’anno venturo avrebbero riportato le loro mukke e i loro culi di pietra su lande ispaniche della Castilla y Leon.
I perché ci sono, eccome.
Intanto la loro amicizia.
I due si conobbero per caso, l’8 agosto 2005, a Firenze Nord. Furono comandati di rappresentanza alla cerimonia per un poliziotto, Gianfranco Costantini, caduto in servizio 5 anni prima.
Lorenzo, alla fine della cerimonia, si avvicinò a Oscar e gli chiese come stava…
Ma che ci si conosce?
In effetti no, ma scoprirono pochi istanti dopo - per merito della collega Simona - di avere un BMW a testa e diventarono subito amici.
La vita li ha tenuti distanti, ma che il seme dell’amicizia sarebbe germogliato, lo sapevano entrambi.
Firenze, 8 agosto 2005. Manco si conoscono, ma...
Torniamo ai Pinguinos.
La mattina del 10 gennaio non è delle più felici. Si riparte. Stavolta abbiamo più tempo e il cielo non minaccia diluvio. Così, dopo aver caricato le moto, Lorenzo mette la bandierina dei pinguini al baule della mukka: la fissa con le fascette. Oscar chiede invece a una signora che stava aspettando l’autobus di fianco all’albergo, di scattare un’ultima foto insieme prima di rimettere il becco verso il Marem Nostrum, in direzione di Barcellona…
Valladolid (Espana), 10 enero 2011. Si parte.
L’inizio del viaggio è abbastanza complicato. Decidiamo di evitare il più possibile l’autostrada e così puntiamo decisi verso Soria, percorrendo la N-122. È una bella strada, che corre tutta lungo l’antica Numanzia, un altipiano che sta quasi sempre oltre i mille metri e che è attraversato dal fiume Duero. Fa freddo, ma la strada è bellissima. Deserta, poco trafficata, con la gente che ci saluta alzando le braccia al nostro passaggio. La colazia l'avevamo fatta , ma appena usciti dall’albergo anche il mio Garmin non ha troppa voglia di aiutarci.
Forse vuole restare a Valladolid, non lo so. Fatto sta che perdiamo un’ora a sbagliare strada e solo quando facciamo benzina, poco dopo un villaggio che si chiama Cisterniga, riusciamo a prendere un buon passo. A Rioduero, alle 10:56, registro la mia posizione su Facebook. Facciamo l’ultima colazione. Mi tocca una fantastica tortilla con jamon y queso e una cocacola da ruttazzo libero.
Sono un uomo felice. Malinconico, ma felice. Il poderoso rutto di Oscar appena usciti fuori dalla locanda, mi induce a pensare che anche il suo stato sia attualmente quello di una serena beatitudine.

Rioduero, 10 enero 2011. Desayuno.
La strada è buona. Fredda, ma buona. Si macinano chilometri su chilometri e alla fine si arriva a Soria. Da qui continuiamo sulla N-122 verso Tarazona ed è quando ci avviciniamo alla cittadina che riconosco, inconfondibile, la sagoma del Moncayo. C’ero già stato, nel 2003, prima del grande schianto, insieme alla Raffaella. Avevo il Varadero e fu un viaggio davvero fantastico. Ormai abbiamo lasciato la Castiglia e stiamo entrando in Aragona. Ancora una ventina di chilometri e imboccheremo l’autostrada per Saragozza. Salendo le alture per Tarazona faccio in tempo a beccarmi la prima cazziata poliziesca del giorno. Un cartello indica il divieto di sorpasso per 35 km, ma – da italiano medio – considero l’obbligo un semplice consiglio. E, aiutato da Oscar che mi segue a un paio di metri, inizio a risalire la fila di una decina di mezzi. Ne sorpasso uno, ne sorpasso due… Poi vedo, da lontano che viene verso di me, un fuoristrada bianco e verde. Sembrano proprio i colori della Guardia Civil. Lo incrocio e lui mi lampeggia: alla guida un giovanotto il cui movimento labiale indica chiaramente ciò che io non posso sentire per la turbolenza e la distanza:
de puta madre.
Lui non vede il mio labiale, perché ho la regione mentoniera della mia testa chiusa sia dal poderoso casco BMW che da un passamontagna windstopper.
Tua sorella...
Oscar ride… forse crede che alla fine anche un imbecille come me troverà il modo di darsi una mossa…
Si imbocca l’autostrada a una sessantina di chilometri da Saragozza. Il casello della A-68 si chiama “Monte Bianco”. Ci si mette a 130 fissi e dopo una breve sosta per cambiare l’acqua ai rispettivi merli troviamo finalmente un’area di servizio per mangiare qualcosa. Tanto per cambiare.
Oskar e la sua Mukka light: da notare il bellissimo casco, nuovo di pacca...

Ennesimo prodigio motero: autoscatto con macchina in mano.

Retrospettiva retrovisora: il piedino di Oscarino...
La strada scorre, e alla fine arriviamo a Barcellona. Chiappo un autovelox sulla complanare e poi entriamo in città. Qui, da lontano, vedo un’RT con targa italica e pinguino sul baule. Sono Orazio e Diego, babbo e figlio conosciuti a Ponte Duero. Si aggregano a noi per una sosta souveniristica in piazza di Catalogna, dove sopravvivo a un negozio di rikkioni per il regalo alla moglie. Andiamo poi a Barcelloneta, dove bevo una delle sangrie più buone della mia vita. Seduto a sorseggiare quella fantastica bevanda, mentre Oscar e Orazio vanno fuori a dissertare di macroeconomia e di fisica quantistica, io affronto il problema della manipolazione fallica giovanile con a Diego. Il viaggio di ritorno, in nave, sarà uno spasso.
Bubi, l’Andrilli e il Gallo dovrebbero essere già a bordo. Vedremo…

La foto è di Diego, scattata dal posteriore della moto di Orazio. Non male neh?
L’imbarco procede. Con Oscar ci fermiamo prima al supermercato per fare un po’ di spesa per la cena, tanto per cambiare. Conosce la città alla perfezione e tengo addirittura il gps spento. Chiappo una megacazziata dai Mossos d’Esquadra (Senor, es rojo…) e poi facciamo il check-in riuscendo ad entrare in contromano al porto. Ci imbarchiamo, smontiamo le borse e, giusto per non farmi mancà nulla, piglio una camera esterna da solo. Un equivoco nella prenotazione aveva creato una sorta di disservizio tale che avrei dovuto trascorrere la notte sui posti ponte. Piuttosto l’avrei fatta a nuoto. Comunque, ci beviamo un litrozzo o due di rosso insieme a tutta la combriccola e, poco prima di andare a nanna, conosciamo un altro futuro grande amico. Si chiama Lorenzo, ha un’anima fortemente bicilindrica, orizzontale a V, originario di Ancona, con geni di Mandello ma antenati anche a Iwata (Giappone), dove alcuni scienziati, tra un Goldrake e un Mazinga, riuscirono a dar vita a un fantastico monocilindrico che si chiama Yamaha XT. Ci pigliamo un po’ per il culo e mentre Oscar fatica a prendere sonno (si dice che sia riuscito addirittura a spogliarsi, prima di svenire tra le braccia di Morfeo), poniamo le basi per l’indomani. Un’altra seratona, di quelle che ti restano dentro.
Il giorno dopo conosceremo Maurizio, un eroe capace di coprire la distanza tra la casa propria e quella del Pinguini con un’Honda XR 600 prodotta alla fine della guerra di secessione, gemella della cavalcatura di Custer alla disfatta di Little Big Horn… Tatanka Watanka…

Ecco, qui ci siamo tutti. manca solo l'Andrilli, ma arriverà...
E infatti, alla mattina, Maurizio esce dal letargico sonno pinguinero, indotto dal contenuto alcolico delle ultime giornate, reso indispensabile dalla centrifuga monocilindrica marchiata “本田技研工業株式会社” rimediata nel tragitto Valladolid-Barcellona e favorita dal rollio e beccheggio del nostro bastimento. La giornata passa fin troppo rapida e nemmeno quando passiamo tra le Bocche di Bonifacio smettiamo di parlare. Andiamo a pranzo, ci prendiamo il caffè, cazzeggiamo. Diventiamo tutti amici e alla fine, quando la voce della signorina ci sollecita a lasciare libere le stanze, concordiamo il futuro. Ci rivedremo.
Quando il motore della mia GS si riavvia, dentro la pancia della nave, ripenso alla concatenazione di eventi che un piccolo, semplice e involontario incontro possa riservare.
Tutto cominciò l’8 agosto 2005, alla cerimonia del mio amico Gianfranco.
Quel giorno, ricordando un amico perduto, ne trovai un altro e con lui una catena di altri fratelli. Nessuno di loro ricchione, tutti con un futuro pinguinero davanti.
Buona strada Oscar, le luminarie del mio Adventure si riaccenderanno presto…
Buona strada amici!

Posa assolata per i culi di pietra desiderosi di asfalti e sterri da scoprire... ma dov'è l'Andrilli??? Sarà mica a grattarsi?

Civitavecchia (Roma), Pier 21: fine del viaggio pinguinero...
Calenzano (Firenze), ore 22:03. La Raffaella mi fotografa. Sono a casa...

1 commento:

Dì pure quello che vuoi. Pensa, quello che vuoi. Solo, non essere offensivo...