sabato 3 settembre 2011

Risveglio inatteso... (la cispa?)

Foto di Panios Taliadoros
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Sbatacchiò forte la testa contro il tirante della tendina, così forte che pensò di essere stato colpito da qualche brigante che lo stava derubando. Avere l'abitudine di dormire nel sacco a pelo insaccato come una salsiccia non l'aiutò e pensò, anzi, che un complice del bandito lo tenesse fermo. Fortuna che una luce grigia filtrava e non appena le palpebre ebbero la meglio sulla cispa gli fu chiaro che nel suo igloo di tela non si era infilato proprio nessuno, eccezion fatta per un cazzo di grillo canterino che gli aveva scartavetrato le parti molli prima di finire catturato nel bicchiere del thermos.
Già, il thermos…
Vuoto, così come vuota era ormai la bomboletta di gas per il fornellino. Non aveva mai fatto campeggio libero, prima. Aveva dormito tante volte all’aria aperta, questo si, e una volta, addirittura, scese dalla vecchia Honda XLV e si adagiò su un letto di foglie proprio ai bordi della strada. Lo svegliò, quella volta accadde davvero, la punta dello scarpone di un francese che abitava oltre il cancello davanti al quale, un po’ per il sonno un po’ complice un petit verre di troppo, aveva deciso di accamparsi così sconsideratamente.
Tirò fuori la mano destra dal sacco e con l'indice acchiappò la pallina secca poi col pollice l'appallottolò per spararla lontano con un tiro teso che colpì la volta della tenda.
Tolse la cispa prima dall’occhio destro e poi da quello sinistro, ma avete capito cos’è la cispa?
No? È quel secreto della congiuntiva che si raggruma ai lati delle palpebre, durante il sonno. Nel naso sarebbero caccole e in altre parti d’Italia chiamano così anche la cispa…
Mi chiedo come si faccia a chiamare caccola qualcosa che si genera nell’occhio. A Roma dicono scazzetto, ma…
Ok, è un racconto di moto, non siamo sul National Geographic.
Il rumore della lampo di una tenda dall’interno ha sempre un che di magico. Quando la chiudi, in genere fuori è buio e anche se sai che non è una serratura vera, perché chiunque potrebbe arrivare ed entrare (anche gli animali), ti senti comunque sicuro.
È però l’avventura della notte fuori, credo, a fare la differenza…
Gas tirò su la lampo e poi uscì. Si stiracchio e guardò il cielo, cercando di capire cosa lo avrebbe atteso. Il buio che era sopraggiunto prima di fermarsi lo aveva disorientato e dava per certo di dover percorrere un lungo tratto indietro.
Qualcuno gli aveva detto che no, indietro no, non si torna indietro nemmeno per prendere la rincorsa.
Ma perché? Perché? Quante strade, pensò, aveva fatto che portano solo a un cazzo di posto, e il semplice fatto di percorrerle si era rivelato un'avventura straordinaria?
Che c’è di male a fermarsi?
Quanti panorami si sarebbe perso, aveva rimuginato nel casco ormai puzzolente di sudore, se avesse scartato una pista solo perché il tracciato sarebbe morto qualche chilometro più in là?
E poi c’è il viaggio di ritorno, che è diverso da quello dell’andata, perché si vedono le cose da un punto di vista diverso, e il quadro alla fine è più completo.
Forse, pensò, andare solo in un verso è come sognare. Non sai da dove sei partito, non sai dove vai... puoi solo intuirlo, per via del momento, e anche i colori si ribaltano ma nonostante tutto sembra tutto normale...
BMW R1200GS Adventure by Mrspockofvulcan
Si avvicinò alla bestia e girò il contatto nel quadro. La spia del check si avviò con forza e comprese che il motore era dalla sua parte. Sarebbe partito al primo colpo ma preferì lasciarsi quel piacere al momento della partenza vera e propria, limitandosi a controllare che il cavalletto non fosse scivolato sul pietrisco, o affondato, e che le gomme fossero ancora integre.
Indossò gli stivali e cercò un sasso su cui sedersi per allacciarseli con maggior facilità e fu allora che vide.
La strada non era finita a ridosso della montagna: continuava.
Non un cartello, non una fottuta traccia di vernice.
Poteva andare avanti, se voleva, ma dove sarebbe arrivato non glielo avrebbe spiegato nessuno.
Nemmeno il GPS: tornate indietro quando volete…
D’istinto cacciò la mano nella tasca dei pantaloni e ravanò alla ricerca del tabacco e delle cartine, ignaro, per un attimo, che dall’ultima volta in cui si era rollato una paglia erano passati svariati anni e quella busta che cercava era stata vista per l’ultima volta in un cestino di rifiuti a Barga, dove un anestesista in pensione gli aveva perforato le orecchie per fargli perdere quel vizio di merda.
Aveva smesso subito dopo, ma ora avrebbe ricominciato volentieri, se solo avesse avuto un pizzico di drum e una cartina...
Il motore partì al primo colpo…
[... continua...]

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11 commenti:

  1. ...e infilò i tornanti uno dopo l'altro, macinando chilometri su chilometri, senza fermarsi finché non vide un'insegna bianca "T".

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  2. Ti leggo ed è un buon buongiorno e mentre leggo mi vien in mente una frase di un dolce poeta di "no..artri": generazione di fiori vivi a bordo strada, a volte polverosi e un pò smenci :) ma con una profonda e toccante urgenza di esprimersi :)
    barbara

    "E impàri che c'è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'è qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia"

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  3. ah... è di FABIO VOLO la frase!!!
    Barbara

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  4. @Francesca: avrei in mente un finale felice!
    @Barbara: il motore che non parte è il mio incubo!

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  5. ....andare solo in un verso è come sognare. Non sai da dove sei partito, non sai dove vai... puoi solo intuirlo, per via del momento, e anche i colori si ribaltano ma nonostante tutto sembra tutto normale...STUPENDA!!

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  6. Una sigaretta dopo anni che non fumi è più che felice! ;)

    (scherzo, bravo che hai smesso)

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  7. Ho troppa paura di ricominciare... Resta un sogno...

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  8. Molto bello. Però a riga 24, prima del punto, togli "fuori" che non serve.
    E scusa se sono una rompica.....
    SF

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  9. ora che lavoro in un soccorso stradale, se nn parte il motore... !!! ;)
    barbara

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